CIVITAVECCHIA - Oltre due ore di escussione l’ex curatrice fallimentare della Privilege Yard Daniela De Rosa, ascoltata ieri in aula come teste nell’ambito del processo dibattimentale sul fallimento della società. Cambiato il collegio, De Rosa è stata ascoltata di fronte ai giudici, rispondendo a tutte le domande del pubblico ministero Mirko Piloni, mentre nel corso della prossima udienza, già fissata per il 27 febbraio prossimo, saranno gli avvocati dei diversi imputati, una decina circa, a porre domande all’ex curatore fallimentare.

Nel corso dell’udienza di ieri la dottoressa De Rosa ha di fatto ricostruito la cronistoria della società e del cantiere nella zona nord del porto, destinato alla realizzazione di megayacht. Si è soffermata sulle difficoltà economiche e sulle criticità della società, sui finanziamenti richiesta e sullo stato di insolvenza in cui si sarebbe trovata la società. Un’escussione corposa, considerati i lunghi anni che hanno caratterizzato la vicenda. Gli imputati, entrati a vario titolo nell’inchiesta, a partire dall’ex amministratore delegato Mario La Via passando per l’ex direttore amministrativo Antonio Battista, devono rispondere di una serie di reati legati proprio al fallimento del cantiere, a partire chiaramente dalla bancarotta fraudolenta. Fitto fascicolo, con il processo che sarà piuttosto tecnico, incentrato su perizie, incartamenti e documenti. L’inchiesta partì a seguito del fallimento della società, dichiarato a giugno del 2015. Al centro dell’indagine, portata avanti dagli uomini della Guardia di Finanza, milioni e milioni di euro. Un’attività di indagine complessa, supportata anche da intercettazioni telefoniche, rilevamenti contabili e complesse indagini bancarie, che ha consentito – secondo l’accusa – di accertare condotte illecite perpetrate dagli amministratori della società, i quali avrebbero posto in essere atti distrattivi e dissipativi del patrimonio della società in danno dei creditori per oltre 80 milioni di euro. Un progetto con troppi dubbi quello legato alla realizzazione del megayacht da 127 metri, del valore di mercato di oltre 340 milioni di euro, apparentemente commissionato da soggetti non identificati attraverso un trust con sede nell’Isola di Man. Lo dicono gli stessi inquirenti. “I progetti rinvenuti negli uffici della fallita – si legge nelle carte – si sono rivelati privi di valore economico, palesando così che il costo sostenuto di circa 80 milioni di euro, fatturato e pagato interamente ad una società con sede nelle Isole Vergini, è risultato del tutto fraudolento». E proprio di questi progetti si è parlato in aula.
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