CIVITAVECCHIA - Dubbi e perplessità da parte dei consiglieri del Pd Marco Piendibene, Marco Di Gennaro, Marina De Angelis e Patrizio Scilipoti sull'accordo procedimentale da 35 milioni di euro siglato l'altro giorno tra Comune di Civitavecchia, Autorità di sistema Portuale e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, focalizzato sui progetti di riqualificazione di Fiumaretta e ex Italcementi. "Le opere previste, qualora effettivamente portate a termine, vanno nella direzione della valorizzazione di aree strategiche per il rilancio e lo sviluppo della nostra città. Ci sembra tuttavia fuori luogo - hanno spiegato dal gruppo consiliare dem - il tentativo di attribuire la primogenitura di un così importante provvedimento al governo di destra dell’onorevole Salvini e dei suoi alleati che oggi, qui nella nostra città, sembra abbiano ritrovato una apparente unità di intenti. È bene dunque chiarire che l’impianto dell’accordo si impernia su 35 milioni reperiti nell’ambito delle più ampie risorse che il precedente governo Draghi aveva già stanziato e destinato al porto di Civitavecchia, sia con il Piano Nazionale Complementare al Pnrr sia attraverso il Bilancio dello Stato. Tra l’altro nell’accordo procedimentale si legge che i 35 milioni saranno a carico del Bilancio dello Stato “…qualora la legge di bilancio per l’anno 2023 presenti le necessarie disponibilità per la realizzazione degli interventi strategici di ampliamento degli spazi delle aree portuali dell’AdSP da attuare di concerto con il Comune di Civitavecchia…” Ovviamente speriamo tutti che gli impegni solennemente assunti di fronte ad un’aula Pucci affollata siano mantenuti e forse quell’occasione pubblica poteva essere il momento giusto per citare anche il precedente governo che ha reso possibile investimenti come quello di cui stiamo parlando. Un governo di unità nazionale sostenuto da tutto l’arco costituzionale, esclusa l’attuale premier Meloni, e tuttavia sfiduciato anche dallo stesso onorevole Salvini".

Un’ultima considerazione circa la tempistica che riguarda il prossimo appuntamento delle elezioni regionali. "L’articolo 9 della legge 28 del 2000 sulla parità di accesso ai mezzi di informazione vieta alle amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione - concludono - dalla convocazione dei comizi elettorali fino alla chiusura delle operazioni di voto ad eccezione di quelle indispensabili ed "effettuate in forma impersonale". Quanto avvenuto l’altro ieri era davvero impersonale, indispensabile e non differibile?".