L’autotrasporto continua ad essere un settore in difficoltà. Il quadro attuale lo conferma, sia a livello nazionale ma anche locale. La categoria non molla, ma certo chiede più attenzione ed interventi che siano chiari e decisi, orientati ad un sostegno che non sia fine a se stesso ma che rientri in una crescita e in uno sviluppo organico e complessivo. I problemi da affrontare sono diversi, come spiegato dal rappresentante Assotir Patrizio Loffarelli. A partire da quello legato alla «carenza cronica ormai di personale viaggiante - ha sottolineato - nel 2022 mancavano 25mila unità, oggi ancora di più considerati i pensionamenti. Una deficienza logistica nazionale, che porta a camion fermi. Si rischia di far morire il settore: oggi i padri stessi sconsigliano ai figli di intraprendere questo lavoro. E non è possibile». Ecco perché serve rimboccarsi le maniche e capire da dove ripartire per garantire quella boccata d’ossigeno alla categoria. A partire, ad esempio, dalla criticità legata alla carenza di aree sosta. Come a Civitavecchia. Motivo per il quale l’associazione, con lo stesso Loffarelli, riprenderà a breve l’interlocuzione con l’amministrazione comunale, proprio per verificare la possibilità di realizzare o meno questa infrastruttura. Il piano regolatore, al momento, non sembra avere aree idonee a disposizione. «Vanno aggiornati i piani regolatori - ha aggiunto Loffarelli - il porto oggi ha necessità di spazi, e soprattutto c’è da sviluppare il retroporto. Da due mesi ormai il calo è netto: si è passati da circa 50/60 viaggi al giorno ad una scarsa decina. Il mercato dei container è fermo, e non solo a Civitavecchia. Le merci alla rinfusa sono al livello che sono. Il trasporto è in difficoltà». E lo è anche per mancanze che arrivano da altre istituzioni, come la Regione Lazio, che ha stanziano ormai da tempo circa 500mila euro per il settore, ma che li ha lasciati fermi, senza dare seguito all’intenzione politica. A questo si aggiunge l’aumento dei costi, come denuncia la Cna Fita. «Nel 2023 si stima un aumento annuo dei costi pari a 10.300 euro per ogni veicolo pesante con la fine degli sconti sull’accisa e l’incremento dei pedaggi autostradali» con l’Italia , spiegano, che «sale al terzo posto nella graduatoria dei prezzi del gasolio alla pompa più alti d’Europa. Per le imprese di autotrasporto la stangata è pesantissima, perché condiziona fortemente la principale fonte di energia utilizzata per alimentare i motori dei camion. Una situazione insostenibile».