CAPRAROLA – La pastorale giovanile vocazionale della diocesi di Civita Castellana continua a proporsi come azione educativa con cui la comunità ecclesiale, animata dallo spirito santo, accompagna i giovani e favorisce il loro protagonismo, affinché abbiano pienezza di vita nelle loro concrete situazioni di vita, crescano nel senso di appartenenza alla comunità di fede, sappiano scoprire il progetto di Dio su di loro e imparino gradualmente a rafforzare i loro talenti mettendoli al servizio di tutti per la costruzione della civiltà dell’amore. A dirlo è don Giancarlo Palazzi.


«Non c’è niente di meglio che prendersi una pausa durante l’anno, tramite un campo vacanze invernale - spiega - un modo completo e più divertente possibile, per stringere amicizie nei tanti momenti di svago e di allegria, per crescere e vivere un’esperienza che lascerà tanto dentro e che permetterà di prendersi la pausa giusta dal grigiore e dalla noia del lungo periodo invernale». Il delegato del vescovo per la pastorale giovanile vocazionale, don Francesco Botta, con la sua équipe, ha programmato tre giorni di ritiro per giovani della scuola superiore e due giorni di ritiro con i giovani della scuola media, per favorire il loro protagonismo e accompagnarli durante tutto l’anno pastorale, con approfondimenti, riflessioni e occasioni d’incontro in ascolto della parola di Dio, per capire cosa voglia dire personalmente e metterla in pratica concretamente, uno sguardo di Dio sulla propria esistenza. «Attualmente - afferma Palazzi - nella diocesi e nelle parrocchie, si sta facendo uno sforzo di rifondazione della pastorale giovanile, motivato dalla constatazione che il mondo dei giovani cambia a una velocità vertiginosa e che alcune scelte del passato avevano trascurato aspetti importanti del processo di trasmissione della fede. C’è un vuoto da colmare e non ci sono in gioco tattiche pastorali, scorciatoie o incontri stravaganti, perché l’inquietudine è una caratteristica della nostra gioventù, con essa è necessario fare i conti ed avere uno sguardo sereno, non giudicante o inquisitorio. Abbiamo bisogno, della loro rivoluzione creativa, di giovani che sostengono e diffondono idee di solidarietà, che riportano al centro del nostro vivere la condivisione», conclude don Palazzi
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