Sarà affiancato per un anno da un amministratore giudiziario, l’imprenditore agricolo Danilo Camilli, indagato dai carabinieri per sfruttamento del lavoro. Venerdì i militari del comando provinciale di Viterbo, d’intesa con il nucleo ispettorato del lavoro, hanno eseguito la misura cautelare del sequestro conservativo di una somma pari a 540mila euro, funzionale alla confisca, costituente - secondo l’accusa - il profitto dell’attività delittuosa contestata. Il controllo giudiziario dell’azienda consentirà - per la procura - «di evitare ripercussioni negative sui livelli occupazionali dell’impresa o di compromettere il valore economico del complesso aziendale e che si verifichino situazione di grave sfruttamento lavorativo». Secondo gli investigatori dal 2017 agli inizi di quest’anno, l’imprenditore avrebbe assunto alle proprie dipendenze numerosi cittadini stranieri (prevalentemente provenienti dai paesi africani), sottoponendoli a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno. Li avrebbe costretti a lavorare fino a 13 ore al giorno. I braccianti sarebbero stati sottopagati, senza potere usufruire del riposo settimanale, delle ferie e della malattia retribuita. Costretti a lavorare anche alle intemperie senza l’abbigliamento adatto. Gli spostamenti da una zona all’altra dell’azienda - secondo gli inquirenti avvenivano - a bordo di mezzi agricoli che non avrebbero rispettato le norme di sicurezza mettendo, quindi, a rischio l’incolumità dei lavoratori. Sono circa 150 i dipendenti sentiti dai carabinieri in mesi di indagini, condotte anche con servizi di osservazione, accessi ispettivi e acquisizione documentale.