LADISPOLI - Fratini rimasti con le zampe impigliate tra le lenze, amici a quattro zampe che erroneamente, durante le loro passeggiate in spiaggia, ingoiano ami rischiando la loro stessa vita, bambini che giocano a piedi nudi sulla sabbia e che rischiano di rimanere vittime di quegli ami sepolti nell'arenile e invisibili all'occhio umano. Quello dell'abbandono dei rifiuti e in particolar modo di ami e lenze da parte dei pescatori incivili è sempre stato uno dei problemi principali evidenziato non solo dai frequentatori delle spiagge del litorale, ma anche dai volontari che si occupano di mantenere pulite queste aree per preservarne l'ecosistema. E ora, sul fenomeno arriva anche uno studio scientifico, "Fishing lines and fish hooks as neglected marine litter: first data on chemical composition, densities, and biological entrapment from a Mediterranean beach", dove vengono riportati i primi dati sulla densità e la composizione chimica di lenze e ami da pesca raccolti sulla spiaggia di Torre Flavia (su una superfice di 15mila metri quadrati). Proprio qui, sull'arenile a cavallo tra Ladispoli e Cerveteri sono stati rimossi 185.028 cm di lenze (243) di cui il 92% era costituito da nylon mentre l'8% era determinato da polimere a base di fluorocarburi. Eliminati, dalla spiaggia anche 33 ami. "Per la loro sottigliezza - si legge nello studio- e le dimensioni ridotte, le operazioni di pulizia delle spiagge sabbiose dovrebbero prevedere almeno due campionamenti di rimozione consecutivi". Nello studio effettuato è stata mostrata un'alta densità di lenze e ami derivanti proprio dalla pratica della pesca nella zona e di lenze arrivate dal mare. Un vero e proprio pericolo non solo per la fauna che è solita frequentare le spiagge e i mari ma anche per la flora che vi è presente . Dati, quelli raccolti nello studio scientifico effettuato che "hanno evidenziato l'elevata densità di lenze e hook e il loro conseguente potenziale impatto sulla biodiversità suggerendo la necessità di specifiche azioni di gestione volta a rimuovere periodicamente questo tipo trascurato di rifiuti antropogenici". Un fenomeno, come dicevamo, da sempre sotto i riflettori soprattutto per le denunce di bagnanti e proprietari di animali che si sono ritrovati "faccia a faccia" col pericolo causato dall'abbandono sconsiderato di questi rifiuti; ma che è stato riacceso dopo l'esperienza vissuta da Primo e Maggio i due pulli di fratino nati questa primavera. Storia a lieto fine grazie all'intervento di alcuni volontari che accortisi della situazione hanno subito liberato la zampa di uno dei due pulli dalla lenza. «Quel filo avrebbe potuto farlo restare impigliato da qualche parte diventando preda facile degli animali selvatici. Sarebbe anche potuto morire di fame», aveva denunciato la volontaria di Torre Flavia, Marisa Perchinelli.

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