Giovanni Masotti

Torna alla ribalta per le orecchie più attente la questione dell’aeroporto, sogno proibito di un intero territorio dieci-quindici anni fa.Il punto è che, di recente, l'Enac (Ente nazionale dell'aviazione civile) - braccio operativo del Ministero delle Infrastrutture - ha elaborato la bozza del Piano nazionale degli Aeroporti con la quale ha ridisegnato lo sviluppo futuribile del trasporto aereo e del sistema aeroportuale nel nostro paese. Nel documento - ed è quello che più ci interessa da vicino - vengono ribadite le gravi carenze tecniche e operative dello scalo romano di Ciampino. Purtroppo, però, lo scalo viterbese viene relegato a piccolo aeroportino finalizzato semplicemente a collegare l'altro scalo romano dell'Urbe con Viterbo. Insomma, il nulla o quasi.

"Sarebbe un vero peccato mollare la presa - incita Giovanni Bartoletti, assessore all' Aeroporto nella giunta Marini 2008/2013 - specialmente ora che anche il porto commerciale di Civitavecchia è in pieno sviluppo. Insieme all'aeroporto di Viterbo e all'Interporto di Orte questa infrastruttura costituirebbe uno dei poli logistici nazionali, cambiando per sempre il futuro dei nostri territori. Per questo - sottolinea l' avvocato Bartoletti - occorre unire le forze facendo pervenire all' Enac le adeguate e opportune osservazioni alla bozza del Piano nazionale degli Aeroporti entro la vicinissima scadenza del 21 di questo mese".

Molto strano appare il fatto che nel 2007 proprio l'Enac, dopo approfondite indagini, battezzo' chiaramente Viterbo come terzo scalo aeroportuale del Lazio, destinato a sostituire il traffico dell'intasato e carente Ciampino. E infatti, seguendo le direttive dell'Enac, vennero spese centinaia di migliaia di euro per lo studio di progettazione di massima dell'aeroporto della Tuscia, destinato ad accogliere alcuni milioni di passeggeri l' anno e a diventare uno degli scali strategici del sistema del traffico merci. "Viene dunque da chiedersi come mai - osserva con una punta polemica Bartoletti - l'attuale presidente dell'Enac Giuseppe Di Palma, allora (in altra veste) già acerrimo nemico dello scalo viterbese, abbia potuto ignorare e omettere le puntuali considerazioni elaborate dal suo stesso ente a proposito di Viterbo".

Senza contare che, dopo i pareri espressi dall'Enac, la commissione istituita dal Ministero dei Trasporti nel novembre 2007 individuò chiaramente nella nostra città la sede del terzo scalo aeroportuale laziale e - a fine 2008 - venne firmata l'intesa programmatica con la Regione Lazio, che confermava Viterbo quale sede aeroportuale aperta al traffico civile commerciale. Tutto sembrava convergere verso lo stesso obiettivo. Le parti firmatarie si impegnavano infatti a promuovere le attività e i provvedimenti necessari alla delocalizzazione del traffico aereo gravitante su Ciampino e a dare il via a tutte le procedure che portassero alla realizzazione di nuove infrastrutture e a reperire i dovuti strumenti finanziari. Quasi contemporaneamente Frosinone si inserì di forza nella partita per il terzo scalo del Lazio, come se le montagne e le avverse condizioni meteorologiche che affliggono il frusinate non rappresentassero un insuperabile impedimento alla concretizzazione di quel progetto alternativo. E infatti, a stretto giro di posta, i principali enti addetti alla materia del volo, Enac ed Enav, promossero a pieni voti lo scalo di Viterbo, bocciando su tutti i fronti la candidatura di Frosinone, in particolare sui requisiti della compatibilità ambientale e della sicurezza.

Insomma il tentativo consumato in contesa con il capoluogo della Tuscia sembrava morto e sepolto. Ma in Italia più i progetti sono strambi, pericolosi e inquinanti, più hanno la possibilità di centrare l'obiettivo. È recente la svolta a sorpresa della tormentata vicenda. Una volta incoronato presidente dell'Anac, Di Palma ha comunicato che il nuovo aeroporto di Frosinone è stato inserito nel piano di riassetto degli aeroporti italiani. Dunque la miracolosa resurrezione di un progetto già liquidato su tutta la linea! E Viterbo? "Secondo alcune indiscrezioni - risponde con amarezza Bartoletti - sarebbe destinato alla velleitaria e residuale attività di aerotaxi. Una sorta di vergognoso e irrealizzabile contentino, che qualsiasi operatore aeronautico non esiterebbe a definire aria fritta". Le sorti del progetto su Viterbo sarebbero dunque irrimediabilmente segnate, a meno che un gruppo di volonterosi - all'ultimo tuffo - non presenti entro pochi giorni opportune e incisive osservazioni alla bozza del piano "incriminato". Sorge anche un altro interrogativo al riguardo: ma le nostre istituzioni locali non sapevano nulla di quanto stava accadendo e si trascinava da anni?