Annamaria Lupi

Sindaci della Tuscia divisi sulla soluzione per dare ossigeno alle asfittiche casse di Talete, in particolare sulla proposta di trasformarla in azienda speciale di diritto pubblico. Qualche primo cittadino la bolla come un'opzione che sarebbe la fotocopia dell'attuale Spa. Da anni Luisa Ciambella, capogruppo di Per il Bene Comune, è sugli scudi in difesa della ripubblicizzazione dell'acqua. Ancor di più negli ultimi tempi in cui aleggia l'ombra di un privato per l'acquisizione del 40% delle quote societarie.

Dunque l'azienda speciale sarebbe una fotocopia della società attuale?«Non mi risulta sia così. Parliamo di una società che si fonderà sul diritto pubblico e non su quello privato. Si tratta quindi di una strutturazione completamente diversa che però io non vedo come unica soluzione. Può avere un senso se accompagnata con l'adozione della tariffa unica regionale. Di cui ho avuto contezza nella riunione organizzata qualche giorno fa dal comune di Civita Castellana, durante la quale lo stesso ingegnere Giancarlo Daniele (responsabile segreteria tecnica Ato ndr.) ha parlato della necessità di una tariffa unica regionale e anche della necessità da parte della Regione di assumersi delle responsabilità in merito alle gravi difficoltà in cui avrebbe lasciato Talete quando ha commissariato i Comuni che non avevano ancora aderito alla Spa. Perché di fatto sono più spese che introiti, quindi un ulteriore aggravio per la società». «Ammesso e non concesso che si possa essere d'accordo con quanto sostenuto dall'ingegnere su questo aspetto specifico, ritengo che la tariffa unica regionale che va a dare una stessa bolletta a tutti i territori del Lazio e che mette la Regione in condizione di pensare in maniera oggettiva agli investimenti da fare, senza lasciare quella discrezionalità che troppo spesso c'è stata legata ai management delle singole società, sia la possibile soluzione per questa situazione così dannosa. Insieme a una gestione sana che veda il pubblico, quindi i comuni e i consigli comunali attivi ma non la politica, quella malata, che ha ridotto Talete nello stato attuale».

Venerdì scorso nell'incontro a Roma, Arera ha indicato due uniche vie percorribili per risanare Talete: un ulteriore adeguamento tariffario o la vendita delle quote ai privati«Per quanto riguarda l'ulteriore rincaro mi sembra di aver capito che l'amministratore unico Salvatore Genova ha già provveduto. L'ultimo, dell'8,6% sarà applicato a brevissimo ed è il massimo ormai consentito. Quindi quella possibilità è bruciata ma comunque se non acquisiamo gli altri requisiti, che Arera ci chiede da anni, il solo rincaro come si vede non ha risanato la società. Per quanto riguarda la vendita delle quote io ritengo che se i sindaci facessero massa cercando anche di fare opera di persuasione nei confronti degli altri, cosa che sta avvenendo - penso alla posizione del sindaco di Ronciglione e di altri primi cittadini, quella di una parte dell'opposizione del consiglio di Corchiano, la mia ormai da anni insieme ad altre realtà sul territorio - e se la proposta dell'azienda di diritto pubblico dovesse prevalere ci potrebbe essere una nuova maggioranza che possa dare una linea completamente diversa e rimettere al centro il diritto all'acqua pubblica dei cittadini al posto della gestione singolare di una società, dovuta alla politica, che va avanti da troppi anni».