SUTRI - I consiglieri comunali fanno quadrato: «L’acqua pubblica non si tocca».


«Il 13 gennaio 2020 tutti i consiglieri comunali di Sutri si schierarono a difesa dell’acqua pubblica e diedero mandato al sindaco Sgarbi e alla sua maggioranza di opporsi in ogni sede alla vendita delle quote della società Talete ai privati. Perché 6 mesi fa il sindaco di Sutri o il suo vice Luigi Di Mauro, non hanno partecipato alle conferenze dei sindaci e all’assemblea ordinaria dei soci dove – di fatto – è stato deciso di cedere il 40% delle quote di Talete ai privati? Per strategia? Noi non ce la beviamo e pretendiamo che venga rispettata la volontà unanime del consiglio comunale». A parlare, in una nota, sono i consiglieri del gruppo misto: Matteo Amori, Nunzia Casini, Ferdinando Maggini, Alessio Vettori e Roberto Zocchi. «Per ribadire le nostre intenzioni e per proporre una soluzione concreta abbiamo presentato una mozione volta ad impegnare il primo cittadino a chiedere in conferenza dei sindaci che venga avviato con urgenza lo studio di fattibilità, dal punto di vista tecnico–legale ed amministrativo, riguardante il passaggio della società Talete di diritto privato ad azienda speciale di diritto pubblico. Abbiamo invitato il sindaco a convocare l’assemblea pubblica il prima possibile, vista l’importanza della tematica. La nostra mozione - concludono - è in linea con la delibera del consiglio comunale n°2/2020 e con l’emendamento da noi proposto, entrambi votati all’unanimità, che impedivano sia il trasferimento delle quote di Talete ai privati che il passaggio dei nostri impianti comunali alla società idrica fino all’attuazione della legge regionale 5/2014».


Dello stesso parere è Fiorenza Cursi, delegata per Sutri del Movimento 5 stelle, che ha comunicato al sindaco, attraverso i canali istituzionali del Comune di Sutri, la volontà come il resto del gruppo territoriale Bassa Tuscia del Movimento 5 stelle, di non procedere alla vendita a soggetti privati delle quote del 40% di Talete messe a disposizione dopo la modifica dello statuto approvata il 10 giugno. «Tale modifica - spiega - si scontra con la volontà degli italiani di considerare l’acqua e i servizi di gestione che rimangano pubblici come deciso dal 95% dei consensi del referendum del 2011. In particolare poi si è espressa la Regione Lazio nella legge regionale 5/2014 che recita testualmente all’art. 4, il principio relativo alla gestione del servizio idrico è articolato in due punti: al primo punto, il servizio idrico integrato è da considerarsi servizio di interesse generale. Al secondo, al fine di garantire, in linea di fatto e di diritto, l’affermazione dei principi enunciati, la gestione del servizio idrico integrato deve essere svolta nel rispetto dei principi costituzionali, degli esiti referendari e della legislazione statale vigente, nonché secondo quanto disposto dall’articolo 106, paragrafo 2 del Tfue e ha come obiettivo l’equilibrio economico-finanziario della gestione. Inoltre la medesima gestione deve essere svolta senza finalità lucrative, persegue final
ità di carattere sociale e ambientale ed è finanziata attraverso risorse regionali e meccanismi tariffari». «Pertanto, gli attivisti del Movimento 5 Stelle di Sutri, chiedono alla amministrazione comunale - conclude la nota - che attui i necessari provvedimenti, alla luce di quanto sopra, al fine di superare definitivamente le criticità legate ai rischi della salute pubblica dei cittadini a causa dell’arsenico e di altre sostanze dannose, al caro energia da contrastare con strumenti di diritto pubblico e la mancata attuazione di quanto previsto dal referendum del 2011 e della Legge 5/2014 della Regione Lazio».