FIUMICINO - Anni di interventi “tampone”, un mare di soldi gettati al vento, l’erosione che continua a mangiare la costa, la spiaggia che inesorabilmente arretra e l’acqua che avanza, facendo crollare su se stessi manufatti che hanno segnato un’epoca.


Eppure c’è una via d’uscita, per non gettare via le risorse economiche, per risolvere la questione e, non meno importante, per ripopolare l’ambiente marino.


«Il progetto è stato presentato già anni fa - spiega Alfredo Diorio, presidente dell’associazione di Protezione civile Nuovo Domani - ma serve la volontà politica di Regione e Comune per realizzarlo». «Il vecchio sistema di creare delle barriere con enormi blocchi di basalto fino a raggiungere la superficie, ha dimostrato la sua inefficacia. Per dirla in parole semplici, le onde che arrivano dal mare da sopra scavalcano i massi, da sotto scavano la sabbia, col risultato di far affondare i blocchi stessi. Questo provoca un abbassamento della barriera rendendola a medio termine totalmente inefficace.


Esiste invece un calcestruzzo sea friendly, di forma geometrica ottagonale, a piastra, che presenta al proprio interno fori circolari, inclinati verso l’interno. La struttura viene costruita con il principio dell’incastro usando anche aste in acciaio inox; ciò consente un rapido assemblaggio all’esterno , e un altrettanto rapido posizionamento nel mare, ben al di sotto della superficie. Le armature che compongono la struttura sono in acciaio Inox, inalterabile in acqua di mare».


«Cosa accade? Sempre semplificando per farci capire, accade che il moto ondoso che parte dal basso viene frantumato da queste griglie, perdendo forza prima di arrivare a riva. E nel tornare indietro, con minore forza di trascinamento, lascia i sedimenti là dove serve per mantenere (o riformare) le spiagge.


La particolare forma delle strutture – prosegue Diorio -, e la presenza della luce del sole al proprio interno, permettono lo svilupparsi di vita marina, in modo vario e diffuso.


Non stiamo parlando di un esperimento ma di una certezza empiricamente testata. A Dubai, ad esempio, una delle zone turistiche più importanti del Medio Oriente, ma anche a Trieste piuttosto che a Senigallia. Ovunque si è notata l’efficacia di ripascimento, nell’arco di pochi mesi».


«E’ un progetto – conclude Diorio -, che con pochi milioni di euro potrebbe risolvere definitivamente non solo il dramma di Fregene ma proteggere l’intera costa di Fiumicino, ben 22 chilometri circa. E la realizzazione sarebbe possibile in tempi brevi, nell’arco di qualche mese. Come dicevo prima, la soluzione c’è, ma serve la volontà politica per attuarla».