BASSANO ROMANO – Il consorzio La Clessidra, gestore della casa di riposo di Bassano Romano, replica alle accuse mosse nei giorni scorsi dalla Cisl Fp di Viterbo, ribadendo che il ritardo degli stipendi non è affatto ascrivibile al consorzio, vista la situazione generale di quella struttura, sia dal punto di vista economico, che finanziario e gestionale.


«Legittimo protestare per la salvaguardia degli stipendi - si legge nella nota - non considerare, però, gli sforzi della parte datoriale per garantire, così come è stato in questi ultimi anni, sia stipendi che posti di lavoro, è un atto sleale e un travisamento della realtà. La problematica stipendi è solo la punta dell’iceberg di una vicenda molto più complessa, di cui la Cisl Fp non tiene minimamente conto, o forse, sceglie deliberatamente di non tenerne conto, strumentalizzando la vicenda per altri scopi. Non tenere minimamente in conto delle cause che hanno determinato il ritardo dei pagamenti, significa non tenere conto degli sforzi portati avanti dall’azienda, scongiurando, con scelte di coraggio, di flessibilità e di organizzazione del lavoro, il licenziamento di tutto il personale».


«Il consorzio, infatti, da anni, subisce il peso di perdite gravi - prosegue la nota - che hanno danneggiato e continuano a danneggiare l’ente gestore, per questo, un anno e mezzo fa, il gestore si è rivolto al prefetto per mettere fine a questo dramma. Ai sindacati tutto questo precedente di vicende e circostanze, probabilmente, è sfuggito, per cui fatica a comprendere la questione, mancando, però, al contempo, di prospettare possibili soluzioni alternative, con tutele, contrattazione e mediazione, possibili soluzioni risolutive, per evitare la cessazione della stessa attività, con conseguenti perdite di posti di lavoro».


«Alzare bandiere senza tener minimamente conto della complessità delle vicende economiche che hanno attraversato quell’appalto, significa strumentalizzare quel particolare fenomeno critico del ritardo per scopi che possono rivelarsi persino dannosi per gli stessi lavoratori, come nel caso in questione. Sono anni che il consorzio sta tentando di uscire da quella situazione, perché non vi sono le condizioni materiali per andare avanti, per introiti insufficienti con rette davvero basse e, per certi aspetti, “ridicole.” Rette, appunto, che sono insufficienti a coprire le spese essenziali di quel servizio, spese che sono cresciute in modo significativo per l’andamento del mercato e senza adeguamenti dei corrispettivi e dei costi. Nonostante le note criticità, e seppure con ritardo, il consorzio ha, comunque, assicurato stipendi e non ha tagliato nessun posto di lavoro. Vi sono elementi, come mancati adeguamenti contrattuali, rette basse, esiguità delle presenze medie degli ospiti, aumento dei fattori della produzione (merce, utenze, ecc..), che avrebbero già da tempo legittimato la rescissione dei rapporti di lavoro, ma così non è stato. La scelta di tagliare i posti di lavoro è stata sempre rinviata in avanti, nella speranza di trovare soluzioni idonee a rendere qu
ell’appalto semplicemente più sostenibile. Solo nell’ultimo periodo, a seguito del commissariamento dell’Ipb “G. Altobelli”, vi è stato il concreto tentativo della nuova gestione Asp di regolarizzare la situazione, onde prevenire la cessazione dell’attività, avviando tavoli di incontro, nei quali più volte si sono rappresentate queste istanze, con lo scopo di scongiurare la crisi e la perdita di posti di lavoro». «Incontri - conclude la nota - che ora vedranno più coinvolta l’organizzazione sindacale con la speranza di portare soluzioni conciliative e forme di tutela atte a salvaguardare il lavoro ed i lavoratori».