Veronica Olivi

«Se parliamo di rigenerazione urbana comprendiamo anche i temi dell’internazionalizzazione e dell’identità, che significa gettare lo sguardo ‘oltre le mura’ e far crescere l’identità di Viterbo, che per noi è il Trasporto della Macchina di Santa Rosa. L’identità della nostra città è ‘sfumata’, etrusca, medievale, termale… ma essere la città di Santa Rosa è una caratteristica univoca e su questa specifica identità vogliamo puntare per costruire una narrazione che costituisca un punto di forza per il marketing territoriale».

Così la sindaca della città dei papi Chiara Frontini ieri all’Università “La Sapienza” di Roma, in occasione del convegno “Patrimonio culturale e rigenerazione urbana – Luoghi materiali e immateriali tra storia, progetto e racconto”. Protagoniste della prima giornata di incontri sono state le Grandi Macchine a Spalla patrimonio Unesco, con numerosi ospiti illustri che si sono confrontati sull’argomento portando gli esempi della Festa dei Gigli di Nola, della Varia di Palmi, dei Candelieri di Sassari e della Macchina di Santa Rosa di Viterbo, con il Presidente del Sodalizio dei Facchini Massimo Mecarini che ha ripercorso la storia del Trasporto sin dalle sue origini. «Dal baldacchino di 6 metri dell’Ottocento, nel Novecento siamo passati a 18 metri di altezza – ha ricordato Mecarini – fino alle due interruzioni durante i conflitti mondiali. Nel 1952 Rose Fiorite superava i venti metri e per la prima volta ci fu il passaggio in Via Marconi».

Il presidente ha poi rievocato la vicenda di “Volo d’Angeli”, la Macchina ideata da Zucchi che nel 1967 subì un fermo a cui ancora oggi molti viterbesi ripensano con tristezza. «Dopo quell’anno, dati i problemi riscontrati, fu istituita la prova di portata che consisteva nel trasportare un peso di 160 kg (oggi 150) per 90 metri. Questa è la prova d’accesso», ha spiegato.

«Spirale di Fede, del 1979, fu una Macchina molto fortunata che vide due trasporti straordinari, di cui uno in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II a Viterbo. – ha continuato Mecarini – Poi ci fu Armonia Celeste che al suo esordio, nel 1986, rischiò di cadere di fronte al Santuario poiché troppo pesante. Da allora venne stabilita la pesata obbligatoria e i parametri massimi di peso e altezza che avrebbero dovuto rispettare i costruttori. Inoltre il Trasporto da quell’anno fu affidato al Sodalizio». Posto di fronte alla domanda di spiegare il significato della celebre frase “Semo tutti de ‘n sentimento”, Mecarini ha commentato: «Vuol dire che al ‘Sollevate e fermi’ noi diventiamo un solo uomo, un solo corpo, un solo passo: questo è essere Facchino di Santa Rosa». Hanno preso parte all’incontro anche Eleonora Rava, Direttrice del Centro Studi di Santa Rosa, l’architetto Raffaele Ascenzi, progettista di “Gloria”, Rodolfo Valentino, Coordinatore di “Lux Rosae” e il designer Luca Occhialini.