Annamaria Lupi

«Un'aberrazione». Luisa Ciambella, consigliera comunale di Per il Bene Comune, non usa mezzi termini per definire l'ipotesi di inglobare tutti i Comuni dell'Ato 1 (Viterbo) nell'Ato di Roma, il cui perimetro gestionale è affidato ad Acea. “Suggerimento” contenuto nella lettera, firmata dal presidente dell'Ato - e della Provincia - Alessandro Romoli e dal responsabile della segreteria tecnica Giancarlo Daniele e inviata il 7 settembre alla Regione e all'Arera. Facendo riferimento alla sua proposta di tariffa unica regionale, per la quale è previsto un passaggio in consiglio regionale, la Ciambella rimarca il fatto che sia stata definita impraticabile perché richiederebbe tempi lunghi. «La richiesta fatta dal presidente Romoli e dall'ingegnere Daniele, oltre ad essere assolutamente inopportuna, di fatto comunque richiederebbe un passaggio in consiglio regionale. E pertanto come tempistica non sarebbe comunque praticabile» rileva. E bolla la proposta dell'Ato viterbese come «un espediente per cercare di fare entrare il privato dalla finestra anziché dalla porta e stupisce il fatto che si sia perso tempo a decidere di volersi costituire in giudizio contro il ricorso dei cinque Comuni, sapendo comunque che potrebbero esperire le procedure per la gara senza alcun problema. Invece continuano a gettare fumo negli occhi dei cittadini. E cercano la scorciatoia». Luisa Ciambella, oltre a ribadire la richiesta di ripubblicizzare Talete, annuncia che nei prossimi giorni porterà «la proposta di legge di iniziativa popolare, già approvata da Frosinone e da altre amministrazioni del frusinate, per adottarla anche come comune di Viterbo al fine di chiedere a gran voce alla Regione Lazio la tariffa unica regionale».

«Si deve fare - afferma - una media tra tutte le tariffe in un principio di sussidiarietà che è quello che poi ci ha contraddistinto per i rifiuti. La stessa solidarietà me l'aspetto sulla bolletta perequata da tutti, a partire da Roma. La tariffa unica regionale comporterebbe un minimo di aumento dei costi, in termini di centesimi, ai romani. Che peraltro - sottolinea - usufruiscono delle acque pulite del Peschiera che noi non utilizziamo e che invece potrebbero servire a risolverci il problema dell'arsenico».

Per la consigliera «le periodiche emergenze di Talete dimostrano la fragilità di questa società. E' nata male e sono anni che gli amministratori cercano di sanarla. Non ci sono riusciti e dovrebbero prendere atto del loro fallimento». Tiene inoltre a evidenziare che non si capisce «perché una serie di adempimenti obbligatori per legge non sono stati fatti, a partire dall'uniformazione della tariffa per tutti i Comuni compresi quelli che ancora non hanno conferito il servizio a Talete, siccome si tratta di un possibile danno erariale oltre che di un principio di assoluta discriminazione tra cittadini». Un adempimento che per legge si sarebbe dovuto adottare da anni e che «avrebbe comportato un aumento anche di liquidità della società» dichiara e conclude mettendo in risalto anche altre situazioni: «dall'adozione del Ticsi e di tutta una serie di adempimenti che non consentono a Talete di arrivare ad avere questo finanziamento Arera da 40 milioni».