LADISPOLI - «Sono andata a lavoro col treno delle cinque e quando sono tornata, la sera, non sono riuscita a rientrare a casa». È di nuovo senza un tetto sulla testa la ladispolana che nei mesi scorsi aveva perso il suo appartamento all'asta, per poi rioccuparlo dopo aver sfondato la porta e parte del muro. In quella circostanza intervenne la Polizia di stato di Ladispoli denunciandola per violazione di domicilio. Una storia iniziata 10 anni fa, quando il marito aveva deciso di vendere l'immobile, per poi ripensarci dopo però aver incassato e usato i soldi del compromesso per pagare il mutuo. Tra atti giudiziari e notifiche di sfratto mai arrivate a destinazione, come ha raccontato il legale della donna, l'avvocato Ugo Morelli, la vicenda è ancora tutta aperta e da risolvere. Proprio in questi giorni, infatti, al tribunale di Civitavecchia si è svolta la prima udienza di opposizione allo sfratto avvenuto a luglio, presentata dal legale della donna, «per omesse notifiche», come ha specificato. Il giudice, a tal proposito ha trattenuto la causa in decisione per analizzare meglio la vicenda prima di esprimersi. Intanto, però, la donna e le sue figlie hanno continuato a vivere nell'abitazione. O almeno così è stato fino a qualche giorno fa, quando, approfittando della loro assenza, il proprietario, molto probabilmente, ha ripristinato muro e porta cambiando la serratura. Situazione che ha spinto la donna a sporgere denuncia ai carabinieri. «Dentro casa ci sono i nostri effetti personali, qualche oggetto di valore e dei documenti. Senza le chiavi come faccio a recuperare le mie cose? - si è sfogata - Ho anche dovuto lasciare il mio lavoro perché molto del materiale che mi serviva era rimasto in casa». «Abbiamo presentato denuncia querela contro il proprietario - ha spiegato l'avvocato Morelli - perché anche se fosse titolare di un diritto, non può farsi giustizia alternativa ma si deve rivolgere o ai legali o alle forze dell'ordine».

E così, ora per il proprietario dell'abitazione (per colui cioè che ha acquistato l'appartamento all'asta) è stata sporta denuncia «per violenza privata perché non ha permesso alla mia assistita di entrare dentro una casa di cui aveva il possesso materiale da oltre tre mesi». Mesi, quelli trascorsi, come ha tenuto a sottolineare il legale, in cui «nessuno l'ha mai cacciata di casa e nessuno glielo ha mai messo per iscritto: né le forze dell'ordine, né il tribunale, né il legale del proprietario» che per rientrarne in possesso, secondo l'avvocato Morelli, «avrebbe dovuto intentare una casa civile».

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