In collaborazione con Adnkronos. Il messaggio è chiaro: occorre proteggere i nostri figli dal rischio di contrarre una patologia grave come la meningite e i vaccini sono lo strumento per farlo. È quanto emerso dall’evento “Pre-occupiamoci della meningite in Lazio”, realizzato da AdnKronos Comunicazione, con il supporto non condizionante di GlaxoSmithKline. Un focus per non abbassare l’attenzione su una malattia batterica rara, ma molto aggressiva, tale da portare a decesso il 10% dei soggetti infettati e comportare al 10-20% dei sopravvissuti conseguenze gravi, come deficit cognitivi, sordità, cecità, lesioni che comportano persino amputazioni, cicatrici.

Il Lazio è la seconda regione italiana che ha segnalato più casi di malattia invasiva meningococcica negli ultimi anni. A fronte di terapie di supporto per il paziente, il cui esito non sempre è soddisfacente, lo strumento più efficace di prevenzione è il vaccino. “Il ceppo B è pericoloso è il più frequente in Italia e soprattutto nel Lazio, quindi è molto importante proteggere i bambini molto piccoli dall’infezione” ha dichiarato Elena Bozzola, pediatra all’Ospedale Bambino Gesù. “I dati dell’Istituto superiore di sanità mostrano che in regione rappresenta per l’infanzia l’88% delle infezioni, contro il 60% della media italiana. Ma non dimentichiamo la profilassi anche contro i ceppi ACWY, il cosiddetto quadrivalente, perché C, W e Y sono sierotipi comunque presenti nella realtà italiana ed europea”.

Se la meningite batterica è una patologia rara, che non porta grandi focolai epidemici, comporta però una grande pericolosità. “La malattia ha un esordio subdolo, i sintomi sono molto sfumati e la gravità avviene in breve tempo: si parla di fulminante perché non c’è tempo per la diagnosi e, anche facendola, non si ha tempo di intervenire o non si sanno gli esiti a distanza – ha quindi precisato Donatella Morano, pediatra di famiglia -. Pensiamo anche in termini di costi: il vaccino è la scelta più economica rispetto al ricovero. In Regno Unito, dove la vaccinazione antimeningococcica B è introdotta dal 2015, è stata raggiunta la copertura di circa il 90% in breve tempo, con una conseguente riduzione del 50% della malattia meningococcica non solo nei bimbi vaccinati, ma anche in quelli vaccinabili. C’è stata quindi una ricaduta molto positiva sulla comunità da proteggere”.

Il dialogo tra pediatra, medici di medicina generale, igienisti, centri vaccinali, specialisti è la chiave per dare ai cittadini informazioni tali la cui conseguenza è un consenso informato e consapevole. “I pediatri sono una presenza capillare sul territorio e danno informazioni fondamentali per la cultura della prevenzione – ha proseguito Morano -. Spesso i genitori mi chiedono quale sia la differenza tra vaccini obbligatori e raccomandati: io cerco di chiarire che in realtà tutti sono necessari. La differenza esiste solo nell’ambito scolastico, ma tutti i vaccini che sono nei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr) sono in offerta attiva e gratuita. Tutti hanno la loro importanza. Pensiamo a quella antimeningococcica: non è tra quelle obbligatorie solo perché la meningite è rara, però il suo impatto è gravissimo”.

Nella visione strategica della prevenzione occorre quindi che “la vaccinazione non sia la cenerentola del sistema sanitario”, ha evidenziato Roberto Ieraci, infettivologo e vaccinologo, membro del Gruppo “Strategie Vaccinali” della Regione Lazio. “Le vaccinazioni sono strategiche ed essenziali e non si deve distinguere concettualmente quelle obbligatorie dalle raccomandate. Sono tutte importantissime e vanno prese in considerazione tutte quelle previste dai Lea offerte in forma attiva e gratuita. La gente ha diritto di proteggersi contro malattie temibili e prevedibili con vaccini efficaci, come indicato dal nostro piano di Prevenzione vaccinale”.