CIVITAVECCHIA - Un progetto trasversale. Un’opportunità di rinascita e di recupero della propria vita. Un ponte di collegamento tra le celle di un carcere ed il mondo esterno, nell’ottica di quella funzione rieducativa che è alla base del sistema carcerario. Un’occasione per le aziende, per assumere personale risparmiando sul costo del lavoro usufruendo dei benefici concessi dalla legge Smuraglia.

È sbarcato anche a Civitavecchia “Seconda Chance”, il progetto nato a gennaio 2021 dalla volontà della cronista giudiziaria di La7 Flavia Filippi, che ormai porta avanti una vera e propria missione in termini di valenza sociale. La Legge Smuraglia introduce norme per favorire l’attività lavorativa dei detenuti, assegnando sgravi contributivi e crediti d’imposta alle cooperative o alle imprese che assumono o svolgono attività formativa nei confronti dei detenuti. Ma quanti la conoscono? E così Filippi ha deciso di percorrere l’Italia in lungo e in largo, per promuovere questa opportunità che serve ai detenuti e fa bene alle imprese.

Il primo incontro in città è stato con il presidente dell’Adsp Pino Musolino, che si è messo a disposizione aprendo le porte al progetto e facendo da tramite con il territorio, e non soltanto. Nei giorni scorsi infatti si è avviato anche un contatto con Assoporti, per allargare le rete dove potersi inserire. Nelle scorse settimane si sono svolti degli incontri con la direttrice del carcere di Borgata Aurelia e dell’istituto Passerini, Patrizia Bravetti, e con i primi imprenditori. Dopo i colloqui, al momento sono due i detenuti scelti, pronti ad essere inseriti nel polo logistico di Tarquinia della Conad. I vertici della società hanno subito abbracciato l’idea, pronti a fornire una “ seconda chance” ai due detenuti, usufruendo dei vantaggi fiscali.

«A Roma siamo riusciti a reperire 100 posti di lavoro – ha commentato Flavia Filippi – non è semplice far entrare gli imprenditori in questa ottica. Serve creare una rete, far capire quelle che sono le possibilità anche per le aziende stesse; molti non conoscono ancora la legge Smuraglia. E poi c’è la voglia di riscatto di persone con ottime professionalità, cresciute all’interno dei laboratori del carcere. I detenuti non vengono scelti a caso, ma è l’amministrazione penitenziaria a selezionari i profili da sottoporre alle imprese interessate, in base alle esigenze che emergono».

Soddisfatta la direttrice Bravetti, per «un’opportunità di rilievo che realizza un’opera di sensibilizzazione nei confronti delle forze lavoro del territorio e può contribuire - ha spiegato - a costruire significativi progetti di reinserimento. La scelta del detenuto e l’avvio del percorso costituiscono un momento di estrema delicatezza che richiede la collaborazione congiunta dell’istituto, dell’ufficio di Sorveglianza e dei futuri datori di lavoro che contribuiscono a deliberare il profilo più idoneo. La conclusione del percorso detentivo con un’esperienza di lavoro esterno rappresenta l’evoluzione naturale del percorso trattamentale secondo il principio del nostro ordinamento penitenziario e, quindi, ogni iniziativa in tal senso è apprezzabile». L’idea è quella di ampliare la rete, coinvolgendo sempre più imprese ed aziende.

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