Annamaria Lupi

Caos giovedì durante l'assemblea dei sindaci su Talete. Toni accesi per un confronto che verteva sul ricorso al Tar, presentato da cinque Comuni tra cui Viterbo, contro la decisione di avviare la procedura per la cessione del 40% delle quote societarie a privati. Un'azione legale bollata dal presidente Ato e della Provincia Romoli come «strumentale e che rischia di far fallire Talete con conseguenze che andrebbero a incidere sui bilanci di tutte le amministrazioni».

«Per quanto ci riguarda nessun caos - afferma la sindaca Chiara Frontini - perché la nostra presa di posizione è estremamente lineare. Il caos su Talete non è di certo da quando si è insediata l'amministrazione Frontini. E' almeno da 15 anni, forse anche di più, che la società versa in una situazione di difficoltà. Quindi non è da oggi e non intendiamo di certo assumerci la responsabilità di scelte scellerate di chi ha gestito la società fino adesso. Detto questo la nostra linea è sempre stata molto chiara e noi siamo persone che mantengono gli impegni. E proprio nella giunta di venerdì abbiamo deliberato di farci affiancare da un pool di esperti che ci possano supportare nella presa di decisione rispetto a questo importante dossier, sia nell'ottica della tutela dell'amministrazione comunale, del suo bilancio e dei cittadini viterbesi ma soprattutto della tutela di un principio che per noi ha valenza fondamentale che è la pubblicità del servizio idrico. E' un aspetto importante perché abbiamo tutte le intenzioni di affrontare questa questione sul serio andando a fondo di quello che è stato ma soprattutto di quello che può essere in prospettiva».

Quindi prima di decidere su come proseguire, il Comune attenderà la valutazione del team di esperti?

«L'aspetto più importante è proprio il fatto che l'amministrazione comunale si sta affidando in queste ore, in virtù della delibera di venerdì, a un pool di esperti che ci possa coadiuvare nella presa di decisione, che ci possa accompagnare in un processo che noi intendiamo prendere sul serio. Un processo che ovviamente deve valutare quello che è accaduto sino ad oggi ma deve aiutarci soprattutto a dare delle prospettive nella gestione del servizio idrico integrato della nostra città e poi, se i colleghi sindaci vorranno, anche di tutta la provincia e dell'ambito. Quindi un'amministrazione, quella del capoluogo, che non intende abdicare al proprio ruolo né tantomeno far passare il messaggio che tanto ormai non ci sono alternative. Ci sono sempre delle alternative e noi intendiamo esplorare tutte le ipotesi, tutte le possibilità affinché alternative serie e strutturate possano essere percorse».

Fino alle risultanze di questo consulto di esperti il ricorso resta in piedi?

«In realtà noi non abbiamo posto un quesito agli esperti, non abbiamo chiesto un qualcosa di specifico. Noi ci faremo accompagnare in ogni passo della presa di decisione. Il ricorso resta lì, peraltro ampiamente prevedibile dato che l'avevamo detto in tutte le sedi. Ora quindi bisognerà fare in modo che tutte le amministrazioni comunali si parlino, si confrontino nel rispetto delle reciproche posizioni. E io attendo anche di vedere la due diligence di Talete che il comune di Viterbo aveva chiesto a valle delle molteplici votazioni con cui il consiglio comunale si è sempre espresso in maniera contraria nei confronti della questione della cessione delle quote al partner privato. Tra le altre cose aveva chiesto una due diligence sulla società, la stessa che poi è stata fatta per la nostra società Francigena nel periodo commissariale. Se non è questa la due diligence che è stata richiesta da Talete vuol dire che non è stato fatto quello che il comune di Viterbo all'epoca aveva chiesto».