TARQUINIA - L'interferenza d'ambito esiste. Se la Regione Lazio intende spiegare meglio la propria posizione può integrare la sua relazione, ma intanto ogni trasferimento resta sospeso in attesa dell'udienza di merito fissata per il 17 gennaio.

Ancora un punto a favore per il Consorzio Medio Tirreno, rappresentato dai legali Angelo Annibali, Andrea Ruffini, Marco Orlando e Matteo Valente, al termine della camera di consiglio che si è svolta martedì 27 settembre, con il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio (Sezione Seconda Quater) che ha accolto le argomentazioni del consorzio, ravvisando anche «apprezzabili motivi di fumus».

La questione, come si ricorderà, riguarda il trasferimento delle infrastrutture relative al servizio idrico integrato (Sii) dal consorzio Medio Tirreno, in liquidazione, agli Ato: rispettivamente a Talete Ato1 per il Comune di Tarquinia e ad Acea Ato2 per quanto riguarda il Comune di Civitavecchia.

Il braccio di ferro a suon di ricorsi si protrae da tre anni, con la Regione Lazio che ha sempre negato la sussistenza di una interferenza d'ambito, ritenendo così di dover trasferire tutte le infrastrutture da Medio Tirreno a Talete.

I legali del Consorzio hanno invece sostenuto la necessità di chiarire la difficoltà legata proprio alla presenza di un’interferenza, vale a dire di un bene unico che parte da Bolsena e arriva a Civitavecchia trovandosi a cavallo di due ambiti: fino a Tarquinia è infatti Ato 1 e poi, per tutti i beni che arrivano a Civitavecchia, diventa Ato 2.

Il culmine è stato raggiunto tra luglio e agosto di quest’anno, quando la Regione Lazio, ribaltando peraltro la propria posizione, ha ordinato di procedere con l'immediato “spacchettamento” del Medio Tirreno: in parte ad Acea, per quanto riguarda il Comune di Civitavecchia, e in parte a Talete, per quanto riguarda il comune di Tarquinia. In tutti gli atti, per tre anni è stato cioè sostenuto, Regione compresa, che il Medio Tirreno andava tutto a Talete (Ato 1) e che Acea non c’entrava. Poi improvvisamente - come rimarcato nell’ordinanza del Tar - con il provvedimento di agosto, la stessa Regione, in piena contraddizione rispetto a quando sostenuto prima (e probabilmente nell'intento chiudere in fretta la vicenda del passaggio dell’acquedotto), ha disposto il commissariamento del Consorzio Medio Tirreno, nominando quale commissario ad acta Nicola Marcucci.

I legali del Consorzio hanno quindi impugnato le due delibere regionali (quella di fine luglio relativa al trasferimento ai due ambiti e quella del 12 agosto relativa al commissariamento), per chiedere la sospensione del passaggio e la risoluzione del problema della interferenza d’ambito: richieste poi accolte con la fissazione della camera di consiglio che si è svolta martedì.

Il passo avanti è stato compiuto: il collegio giudicante ha infatti riconosciuto l’interferenza; ha confermato la sospensione già disposta con decreto precedente e ha sospeso tutti gli atti di trasferimento fino all’udienza di merito del 17 gennaio 2023, quando si deciderà se annullare o meno gli stessi atti.

La decisione è arrivata dopo che nei giorni scorsi il commissario, come previsto, ha depositato una propria relazione e il Medio Tirreno, a sua volta, una contro relazione. Ma non solo. Nel frattempo, infatti, si sono costituite anche l’Autorità d’Ambito Ato 2 e Acea che hanno sostenuto le ragioni del Medio Tirreno sulla presenza dell’interferenza. Anche il Comune di Civitavecchia è intervenuto con un atto per sottolineare la stessa cosa.

«È chiaro - spiega l’avvocato Angelo Annibali - che se per ipotesi un domani Talete dovesse chiudere la bocchetta, a Civitavecchia non arriverebbe più l'acqua. Quindi si rende necessario un provvedimento regionale a monte che risolva questa interferenza». «All'esito della camera di consiglio - spiega l'avvocato Annibali - il collegio ha sospeso tutto il trasferimento fino a gennaio 2023 e la Regione Lazio nel frattempo può fornire qualche ulteriore elemento in più se lo riterrà opportuno. Il collegio ha ritenuto presente l’interferenza sulla base della documentazione prodotta da Medio Tirreno. Ci sono cioè dei beni di proprietà del Comune di Civitavecchia che stanno in Ato 1, come parte del serbatoio che è un bene indivisibile ed è unico: per il 60 per cento è proprietario il Comune di Civitavecchia ma si trova in Ato 1 e Civitavecchia è invece in Ato 2, quindi di fatto esiste una rete su due ambiti e bisogna capire come risolvere il problema».

«Il collegio - aggiunge l'avvocato Annibali - ha scritto che ci sono apprezzabili motivi di fumus, quindi oltre alla sospensione per periculum, il giudice sostiene che ad un sommario esame della questione la ritiene apprezzabile, quindi fondata nel merito, altrimenti si sarebbe pronunciato soltanto sul periculum. Ha fatto quindi un passaggio ulteriore per sottolineare, seppure in fase cautelare, che la questione della interferenza convince. Per noi si tratta di un passaggio importante dopo tre anni che se ne nega la presenza».

«...Ritenuto di ravvisare apprezzabili profili di fumus boni iuris - si legge nell’ordinanza - fermo restando che ogni più ampia considerazione è demandata alla successiva fase del merito, riservandosi il Collegio di disporre, in quella sede, gli approfondimenti istruttori che appariranno necessari, nonché di valutare ogni profilo in rito sollevato dalle parti...Da una prima valutazione del materiale versato in atti...sembra effettivamente emergere, in punto di fatto, la sussistenza di un’interferenza idraulica tra Ato 1 e Ato 2 ...In particolare, appaiono avvalorare tale circostanza alcuni passaggi ..in cui si attesta l’esistenza di componenti impiantistiche che si diramano dal “serbatoio Clementino” (posizionato nel comune di Tarquinia, e dunque nel perimetro dell’Ato1) e giungono all’impianto “filtri Aurelia” (ubicato nel territorio di Ato2 e destinato ad alimentare la zona del porto e parte del centro abitato del comune di Civitavecchia), aventi un’estensione di circa 2 Km e attualmente gestite dal ricorrente Consorzio".

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