VITERBO – Verrà presentato domani, mercoledì 28 settembre, alle ore 17,30 nella sala Regia di Palazzo dei Priori, il libro “Un Volo d’Angeli infinito” di Luigi Zucchi, a cura di Augusto Zucchi, pubblicato dalla casa editrice Davide Ghaleb.

Durante la presentazione si parlerà della storia del Volo d’Angeli, la Macchina di Santa Rosa passata per le vie di Viterbo dal 1967 al 1978. Giuseppe Zucchi e Luigi Zucchi furono catapultati in quella straordinaria avventura dal punto di vista artistico, costruttivo e organizzativo che portò alla nascita del Volo d’Angeli, realizzata con i mezzi e le tecnologie disponibili oltre mezzo secolo fa. Un tuffo nel passato, tra persone, ricordi, luoghi e aneddoti. Un’opera che presenta gli eventi più significativi della famiglia Zucchi, a partire dal 1918. Interverranno per l’occasione l’autore e il curatore del libro Luigi e Augusto Zucchi, Antonio Riccio, docente di antropologia e Diana Ghaleb.

Nel 1967 Giuseppe Zucchi vinse il concorso per la nuova Macchina di S. Rosa. Il nuovo modello rappresentò una vera rivoluzione. Il Volo D'Angeli, così fu chiamata questa Macchina, nome ispirato al tipo di lancio (a Volo d'Angelo) che svolgono i paracadutisti, in particolare in memoria di quelli della Folgore caduti ad Al Alamein, spezzava e cambiava l'idea di Macchina di Santa Rosa che i viterbesi avevano ammirato fino a quel momento.

Venne introdotto come linguaggio artistico la scultura, e il colore della Macchina fu uniformemente bianco e grigio peperino, oltre che, per la prima volta si raggiunsero e si superarono i 30 metri di altezza.

Purtroppo il primo trasporto del Volo D'Angeli non fu portato a termine e si fermò a via Cavour. Svariati fattori condizionarono negativamente l'esordio del Volo D'Angeli: alcuni difetti nella progettazione del telaio dovuti al pochissimo tempo a disposizione nella costruzione da zero della Macchina (bando svolto a maggio del 1967) determinarono alcune instabilità della struttura lungo il percorso. Come novità, per avere a disposizione più portatori, Giuseppe Zucchi decise per quell'anno di aggiungere due file in più di ciuffi al posto delle stanghette anteriori e posteriori. A tutto questo si sommò anche un presunto complotto da parte di alcuni Cavalieri di Santa Rosa, dopo settimane di fitte voci (e addirittura scommesse tra i viterbesi) che la Macchina si sarebbe fermata prima di giungere al Santuario.

Una volta smontato e pesato pezzo per pezzo, il Volo D'Angeli risultò da bagnato (perché piovve alcuni giorni dopo il suo Fermo) pesare quintali 57,26. Tale pesata dimostrò che le cause del suo Fermo non furono dovute a un eccesso di peso della Macchina, che risultò molto inferiore rispetto ad altre Macchine che passarono negli anni a seguire e che furono trasportate fino al Santuario senza problemi.

In memoria del drammatico evento del 1967, nel 2007 fu posta una targa in via Cavour, nel luogo esatto del fermo.

Nonostante l'infausto esordio, il Volo D'Angeli venne trasportato per ben 12 anni.

“Questa è la storia di persone semplici che, con la propria forza di volontà, hanno realizzato i loro sogni attraverso mille avventure, lasciando nella storia di Viterbo delle tracce indelebili, che sono state per me ispirazione e modello per crescere nel segno dei valori veramente Auguriamo che ogni lettore accolga nel proprio cuore il messaggio di fede e speranza espresso attraverso questo racconto, dimostrazione che nella vita ognuno di noi può farcela, donando tutto se stesso con coraggio e umiltà”. Queste parole, riportate sulla quarta di copertina, sono del curatore del libro Augusto Zucchi.

Il libro è il trentaquattresimo della collana “Fogli di vita”, coordinata da Gabriella Norcia, dedicata al patrimonio della memoria e del territorio, raccontata direttamente dai protagonisti attraverso autobiografie, diari, lettere e testimonianze fotografiche.