Roma - La bella storia di Antonio Maglio approda su Rai Scuola. Dopo la proiezione in anteprima, il 9 giugno scorso, presso la direzione generale dell’Inail a Roma, durante il convegno dedicato alla memoria del grande medico dell’Istituto, il documentario realizzato dall’Inail “Dal Centro paraplegici Inail di Ostia alle prime Paralimpiadi del 1960”, già disponibile sul portale dell’Istituto, arriva sul piccolo schermo. Rai Scuola, il canale tematico dedicato agli studenti (numero 57 del digitale terrestre) trasmette in occasione del 62° anniversario dalle prime Paralimpiadi, il filmato che racconta con testimonianze, immagini e interviste inedite la vicenda umana e professionale di Antonio Maglio, dal Centro paraplegici Villa Marina di Ostia alle prime Paralimpiadi.


Nel corto-documentario dell’Inail le testimonianze di Venceslao Tovaglia e David Fletzer. Tra i protagonisti due stretti collaboratori di Maglio: Venceslao Tovaglia e David Fletzer. Medico specialista in ortopedia e traumatologia, Tovaglia ha commentato l’intuizione dell’inventore delle Paralimpiadi di vedere nello sport un efficace strumento di integrazione delle persone con disabilità: “Maglio ebbe la grandissima intuizione che lo sport potesse recuperare i giovani infortunati e sviluppò fortemente il concetto del reinserimento lavorativo attraverso l’attività sportiva. L’Inail credette in questa intuizione e spese notevoli fondi e risorse nello sviluppo di una linea di recupero attraverso lo sport”.


Primario del centro spinale di Ostia, dal 1998 al 2015, Fletzer si è soffermato sulla centralità della fase del reinserimento nel percorso riabilitativo ideato da Maglio: “Il paziente deve considerarsi un cittadino di serie A quando rientra nel suo ambiente lavorativo e familiare, se non si riesce in questo il percorso è fallito. È questo uno dei punti cardine del percorso riabilitativo ideato da Maglio, lui aveva diviso le fasi del recupero e la penultima era quella del reinserimento”.


Da Aroldo Ruschioni a Ovidio Gigli i collaboratori di Villa Marina. Nel documentario trovano spazio anche le testimonianze e i ricordi di altri collaboratori di Maglio ai tempi del Centro paraplegici Villa Marina di Ostia. Atleta e campione paralimpico dal 1960 al 1972, Aroldo Ruschioni ha ricordato l’esperienza atletica e sportiva vissuta ai tempi di Villa Marina: “Maglio sceglieva personalmente gli atleti e se non eri bravo e non ti allenavi non ti portava alle gare”. Ovidio Gigli fisioterapista e preparatore atletico del Cpo Inail ha raccontato le sedute di allenamento a Villa Marina.


Non solo. Rai Uno, lo scorso 16 maggio, ha mandato in onda con grande successo di pubblico e critica la fiction “A muso duro. Campioni di vita”. Diretto da Marco Pontecorvo e interpretato da Flavio Insinna, il tv movie ha ricevuto il premio Moige 2022 nella sezione Fiction e docufiction. Gli interpreti e gli autori del film sono stati ospiti della direzione generale dell’Inail, il 9 giugno scorso, nell’ambito dell’evento dedicato all’opera e alla figura del grande medico, a cui ha preso pa
rte anche la vedova del luminare Maria Stella Calà Maglio. La lavorazione della fiction Rai ha coinvolto fin dalla fase progettuale l’Istituto che da anni svolge un ruolo di primo piano nella divulgazione della figura e dell’opera di Antonio Maglio grazie anche alla pubblicazione del volume a cura del giornalista Luca Saitta “Senza barriere - Antonio Maglio e il sogno delle Paralimpiadi”. Antonio Maglio è stato insieme a Ludwig Guttmann uno dei padri della sport-terapia. La sua convinzione era che attraverso l’attività motoria i pazienti potessero trovare energie fisiche e morali per reagire e ricominciare a vivere con pienezza e fiducia. Senza il suo lavoro e il suo impegno che durò dal 1935, anno del conseguimento della laurea in medicina e chirurgia all’Università di Bari fino al giorno della sua morte avvenuta a Roma il 7 gennaio 1988, non ci sarebbe stato il sogno delle Paralimpiadi e probabilmente la vita di tante persone con disabilità sarebbe stata diversa. I risultati prodotti dal suo lavoro, grazie anche al sostegno dell’Inail, determinarono un abbassamento del tasso di mortalità tra i pazienti e una costante attenuazione degli stati depressivi di tutte quelle donne e quegli uomini che ebbero l’opportunità e la fortuna di averlo come proprio medico.