CIVITAVECCHIA - Civitavecchia risponde presente ed è pronta di nuovo a scendere in piazza per il clima. L'appuntamento è per venerdì alle 9.30 al parcheggio del tribunale, da dove partirà il corteo che raggiungerà il centro cittadino.

"La crisi climatica va trattata come una crisi, è qui e ora, come ci hanno dimostrato il caldo estremo e la siccità di questa estate, la violenta tromba d'aria che ha colpito la nostra città, come ci hanno dimostrato le drammatiche immagini delle Marche di pochi giorni fa - hanno spiegato da Friday for future, gruppo che ha organizzato l'iniziativa in città senza bandiere di partito - crisi climatica e crisi sociale che ne deriva viaggiano di pari passo. Da anni lottiamo contro scelte scellerate che mettono il profitto di pochi prima del benessere collettivo. Sono nate dal basso proposte e progetti alternativi al dogma dei combustibili fossili e al ricatto ambiente-lavoro, arrivati perfino sui tavoli istituzionali, ma le scelte politiche continuano ad essere inefficienti e controproducenti per Civitavecchia e non solo. Proprio due giorni fa è arrivata la conferma che Tvn tornerà a bruciare carbone a pieno regime. Anziché guardare al futuro, si torna indietro. A due giorni dalle elezioni politiche, dopo settimane di campagna elettorale in cui si sono riscoperti tutti ambientalisti, lanciamo un appello a tutta la cittadinanza, dai comitati, agli studenti, ai docenti, ai sindacati, ai lavoratori precari e non, ai disoccupati: è tempo di mobilitarsi e portare le nostre rivendicazioni in piazza, perché, mentre i partiti giocano a creare meme e profili su tik tok e a dividersi le poltrone, ci stanno portando a sbattere contro un muro a tutta velocità. Continuano a chiederci di fare sacrifici, come se non fossimo stati sacrificati abbastanza, continuano a soffiare sul fuoco della guerra, le cui ripercussioni ricadono sulle popolazioni attaccate e su di noi con il caro bollette, mentre aziende energetiche come Eni hanno guadagnato il +670% degli utili solo nei primi sei mesi del 2022, pari a più di 7 miliardi, nella totale indifferenza del governo. Salari da fame, morti sul lavoro anche di giovani ragazzi che dovrebbero stare sui banchi di scuola e non in una fabbrica a morire e lavorare gratis. Per questo, per altro, per tutto. Sfondiamo insieme questo muro - hanno concluso - il 23 settembre nelle piazze di tutto il mondo e il 25 settembre alle urne. Dalla fine del mondo alla fine del mese: stessa lotta".