TARQUINIA – E' stata rinviata l'udienza prevista per oggi alle 14 nell'ambito del processo a carico di due medici indagati per omicidio colposo a seguito della morte del giovane tarquiniese Edoardo Costa, il 18enne morto a seguito di una fibrillazione ventricolare che lo colse in maniera fatale mentre si trovava ancora a letto, poco prima di alzarsi per andare a scuola.

Davanti  al giudice del tribunale di Civitavecchia dottor Nappi sarebbero dovuti comparire oggi i consulenti tecnici, dottor Cipolloni e dottor Del Gaudio, che hanno effettuato l’esame autoptico sul corpo del giovane Edoardo Costa.

La tragedia  attende ancora di essere spiegata nella sua completezza.

Grido di dolore da parte dei genitori di Edoardo, Cristina e Carmelo, di fronte all'ennesimo rinvio per sostituzione del giudice.

"Una vergogna - gridano Carmelo e Cristina - dopo tanti anni rimandare ancora. Il 26 ottobre 2023 scadono i termini e si rischia la prescrizione senza che venga fatta chiarezza su questa tragedia. Lo vogliamo gridare al mondo".

Lo scorso 20 aprile sono stati sentiti i genitori di Edoardo, mamma Cristina e papà Carmelo, che attraverso i loro legali chiedono sia fatta luce sull’accaduto, per capire se ci siano responsabilità su una vita stroncata in maniera inattesa. I consulenti tecnici riferiranno al giudice le risultanze dell’esame autoptico sul corpo del 18enne. Lo scorso aprile è toccato a mamma Cristina ripercorrere quei terribili momenti che le hanno strappato via l’unico figlio amatissimo. Cristina per oltre un’ora ha raccontato anche quanto accaduto nei mesi e nei tre anni precedenti la morte di Edoardo, da quando cioè il giovane venne preso in cura dai medici per un’aritmia. Secondo mamma Cristina e papà Carmelo, rappresentati dall’avvocato Jacopo Macrì, dello studio Perroni e associati, e dagli avvocati dello studio Sgromo, la patologia non sarebbe mai stata approfondita con una diagnosi definitiva. Cristina ha raccontato della terapia cui era sottoposto Edoardo e della sospensione della stessa avvenuta pochi mesi prima del decesso.

I genitori del ragazzo hanno ricordato, nell’udienza del 20 aprile che erano stati avviati degli accertamenti che però, per motivi diversi, non hanno dato alcun esito definito: «In un caso venne rilevata una cicatrice al livello polmonare che non venne successivamente approfondita e nell’altro una risonanza magnetica mai giunta a risposta definitiva in quanto le aritmie impedivano di ottenere un risultato certo». Elementi che secondo mamma Cristina meritavano approfondimenti. «Andavamo avanti solo con controlli di routine», ha ricordato Cristina. «Nessuno mai ci aveva messo in allarme rispetto allo stato di salute di Edo, nessuno aveva mai ipotizzato che dietro a questa sintomatologia ci potesse essere una patologia più grave e più importante. Dopo la prima fase diagnostica è stato un limbo, abbiamo fatto solo controlli di routine. Finché il 29 gennaio abbiamo chiesto conto della terapia, visto che il ragazzo non migliorava. Fu quello il momento in cui il medico decise per la sospensione della terapia. Successivamente, a fronte di un peggioramento, la terapia non venne ripristinata. Venne disposto un ulteriore controllo per il 19 maggio, ma Edo a quella data non ci è mai arrivato perché se ne è andato il 26 aprile».

Oggi i consulenti tecnici avrebbero dovuto chiarire  cosa emerso in sede di esame autoptico circa la morte del ragazzo.

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