CIVITAVECCHIA - "Nei giorni scorsi abbiamo appreso dalla stampa e, mai smentito dai vertici del CDA, di un episodio di una violenza inaudita e che a nostro avviso doveva essere denunciato alle autorità competenti, in quanto procedibile di ufficio".

Inizia così una nota di Ugl Donne che interviene sulla vicenda che riguarda Csp e una sua dipendente, vicenda ancora tutta da chiarire e dai contorni pochi chiari, soprattutto per quanto riguarda le azioni in difesa della dipendente (non) intraprese dalla società.

"Le cronache - spiegano dal sindacato - hanno riportato che un dipendente, con funzioni ed incarichi di responsabilità, abbia, senza alcuna autorizzazione (sembrerebbe) trasferito presso la sua abitazione e sul suo dispositivo PC privato le immagini delle telecamere di proprietà della Csp Srl posizionate nei luoghi ritenuti sensibili a scopo difensivo. Non soltanto, lo stesso funzionario ha anche posizionato una telecamera, di sua proprietà sotto la scrivania di una collega che con lui condivideva la stanza. Una telecamera stando a quanto denunciato dalla dipendente non solo per sbirciare ma anche per udire tutte le conversazioni della stessa dipendente. Un fatto che, come UGL Donne, giudichiamo gravissimo, inaudito che, se confermato, violerebbe la dignità di genere, oltre che una vera e propria violenza sessuale. Solo per questo la società aveva l’obbligo non appena segnalato dalla dipendente di procedere immediatamente alla segnalazione agli organi giudiziari. Abbiamo apprese e anche verificato che la reazione dei vertici della società è stata ad oggi di tutt’altra natura".

Il sindacato sottolinea come "il Presidente del Cda invece di perseguire il responsabile di tali abusi e condotte, ha disposto una ispezione informatica dei pc  nei confronti della donna vittima delle presunte molestie e al collega a cui, in un momento di evidente difficoltà psicologica, la dipendente ha chiesto di buttare giù una relazione su quanto gli era accaduto  in maniera più compiuta Una ispezione informatica - tuonano da Ugl Donne - a nostro avviso andata ben oltre il consentito di legge, finanche ad ispezionare cartelle file che contenevano documenti personali, come ad esempio estratti di conti correnti bancari a foto personali che i due dipendenti avevano in ufficio nel pieno rispetto del regolamento aziendale e di quanto stabilito dalla legge. Il motivo di tutto ciò? Stanare chi aveva fatto trapelare la notizia sui giornali!".

Ugl Donne condanna fermamente quanto avvenuto "e la condotta inadeguata della Società municipalizzata. Rivendica il rispetto e la piena tutela dei diritti di una donna profondamente umiliata e violata nel suo intimo. Anche in considerazione che nel caso di specie, la condotta era diretta certamente a conseguire immagini, attraverso l'impiego di mezzi subdoli di captazione, che non presupponevano alcuna consapevolezza della vittima persona offesa. Che l'articolo 615 bis del Codice penale proibisce l'interferenza illecita nella vita privata di terzi mediante strumenti di ripresa visiva e sonora e quindi procedibile di ufficio. Che, sottoporre a procedimento ispettivo una donna che denuncia un illecito di un suo superiore, è tassativamente vietato dalla Legge (Dlgs 165/2001) così come modificata dalla recente “Legge Severino” in tema di prevenzione degli illeciti nella PA cui le società partecipate hanno l’obbligo di rispettare. La mancata attivazione delle procedure da parte della dirigenza della CSP srl sarebbe per Ugl donne di Civitavecchia una condotta gravemente omissiva verso i fatti denunciati e di una gravità inaudita, sia perché - concludono - si sarebbe sottovalutato un grave reato, sia perché si sarebbe omesso colpevolmente di tutelare anche altre dipendenti, magari ignare di essere oggetto delle stesse attenzioni".

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