FRANCESCO BALDINI

CIVITAVECCHIA - Ancora un intervento salvavita al San Paolo con la Chirurgia della Asl Roma 4, guidata dal dottor Pasquale Lepiane, che si conferma un’eccellenza. Tutto è iniziato quando la paziente, A.O. donna 50enne e madre di quattro figli, è arrivata in Pronto soccorso per un improvviso dolore addominale, tipo pugnalata, associato ad episodio di vomito con perdita di coscienza. Inizialmente si era pensato ad un problema di tipo neurologico, la successiva consulenza chirurgica, eseguita prontamente a seguito di una tac addome, aveva invece evidenziato la presenza di una perforazione di un viscere cavo. Dopo un’attenta analisi delle immagini si è rilevata la presenza di aria libera nella zona retropancreatica e duodenale e ciò ha fatto supporre una perforazione del duodeno. La donna in anamnesi non aveva una storia di ulcera o pregressi che potessero far ipotizzare una patologia a tale livello, per cui si è pensato ad una perforazione duodenale spontanea. Il chirurgo di guardia ha condiviso il caso con il direttore dell’unità operativa Lepiane, quel giorno in servizio presso il San Paolo e non a Bracciano che, dopo aver visionato le immagini, ha deciso per un intervento chirurgico di urgenza.

«È stata eseguita prima - ha spiegato Lepiane - una laparoscopia esplorativa che, fortunatamente, non ha mostrato una peritonite diffusa ma, essendo il duodeno un organo retroperitoneale, la lesione perforativa aveva determinato soltanto una raccolta di bile e di materiale alimentare in sede posteriore per cui si è proceduto all’intervento classico e si è confermata la diagnosi iniziale evidenziata dalla tac, ovvero una perforazione della seconda porzione del duodeno». A tale livello confluiscono sia la via alimentare, sia la via biliare che il dotto pancreatico, un mix che metteva a repentaglio la vita dellla paziente poiché di difficile gestione. L’esperienza maturata nella chirurgia oncologica maggiore e in quella dei trapianti ha portato l’equipe guidata dal dottor Lepiane ad eseguire prontamente l’intervento salvavita. «Si è proceduto - ha detto il direttore della Chirurgia della Asl Roma 4 - a chiudere la perforazione duodenale, deviare il transito alimentare collegando lo stomaco all’intestino e a deviare la secrezione biliare inserendo un drenaggio nella via biliare passando attraverso il dotto della colecisti, che è stata rimossa. Se consideriamo che giornalmente viene prodotto circa un litro di bile al fine di favorire la chiusura della perforazione bisognava escludere totalmente qualsivoglia forma di secrezione per evitare un peggioramento della situazione. Il decorso della paziente è stato favorevole ed ha comportato poco più di venti giorni di degenza durante i quali è stata monitorizzata per il buon andamento della procedura».

Una situazione pericolosa affrontata magistralmente. La peritonite localizzata al livello della perforazione aveva determinato anche un rischio per la perforazione della vena cava, la vena più grande del corpo umano, che - se fosse successo – avrebbe determinato un’emorragia probabilmente fatale. La paziente è stata dimessa in ottime condizioni, è ancora portatrice del drenaggio biliare che sarà rimosso a distanza di tempo perché questa è la procedura da seguire. Il drenaggio è chiuso e la bile può passare attraverso il duodeno e andare nell’intestino, quindi la signora fortunatamente ha ricevuto la procedura perfetta, si è trovata in una situazione estremamente pericolosa, quod vitam, e presto a circa due mesi dalla dimissione sarà rivalutata per la rimozione di questo piccolo drenaggio biliare e ritornare finalmente ad una vita normale e a godersi i suoi bambini, essendo mamma di quattro figli, e l’episodio le era successo dopo aver accompagnato il più piccolo all’asilo.

Ancora una volta la chirurgia del polo ospedaliero della Roma 4 ha dimostrato tutta la gestione multidisciplinare tra radiologi, anestesisti e chirurghi di un caso molto grave. L’equipe chirurgica guidata dal dottor Lepiane era composta dai dottori Daniele Cavaniglia e Marco Bellucci, medico specialista in formazione assegnato dall’Università La Sapienza per il tirocinio al presidio San Paolo.



(da sinistra, Daniele Cavaniglia e Marco Bellucci)

Sono stati rispettati tutti i protocolli covid ed è stato possibile offrire alla giovane mamma una chance salvavita e risolutiva in maniera definitiva del suo problema. L’esame istologico del tratto di stomaco asportato, necessario per deviare il transito alimentare, non ha mostrato nulla di patologico e sicuramente la donna potrà tornare ad avere una vita normale facendo sì che questo rimanga solo un brutto ricordo.

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