GIAMPIERO ROMITI
Nessun dubbio, la certezza è assoluta. Per salutare il ritorno della “Statua del Bacio” è stata allestita dall’establishment “pinciota” una conferenza stampa, che non esitiamo neanche un po’ a definire un momento solenne. Lo dimostrano le parole pronunciate dal sindaco Ernesto Tedesco, visibilmente emozionato: “Il capolavoro di Seward Johnson è un simbolo di rinascita, un’operazione di marketing turistico e territoriale, una scommessa vinta. Inoltre è a costo zero per la nostra amministrazione”. Il primo punto (rinascita), che è quello che maggiormente conta, si presta ad alcune interpretazioni. Due in particolare: (1)vuol dire, forse, che i tre anni di legislatura fin qui trascorsi , a prescindere dal disgraziatissimo periodo penalizzato dal Covid 19, non hanno dato i frutti sperati ?; (2) vuol dire che c’è un urgente bisogno di rifarsi una verginità dopo i fragorosi flop della Fiera del Trattoretto e della Notte Bianca, che hanno non poco opacizzato l’immagine della maggioranza ? L’altra sottolineatura significa che è stata mantenuta la promessa fatta in campagna elettorale ? Certo è la risposta scontata, ma farla passare per una conquista epocale, bè… Per quanto riguarda il “costo zero” c’è invece da capire cosa realmente significhi: si sa infatti che il 50% della somma dovuta (16.501,02 euro) è stata sborsata da privati, mentre i sedicimilacinquecentouno che mancano (l’intero importo per l’affitto di un anno è infatti di 35.000 dollari), a detta della presidente del consiglio Emanuela Mari, i centrodestrorsi cercheranno di ottenerli da altri sponsor: a meno che non siano stati già raggiunti accordi con soggetti che preferiscono essere “schermati” non è detto che non alleggeriranno le tasche dei contribuenti. Da non escludere infine che la statua possa essere acquistata definitivamente: quegli otto metri per tredici tonnellate di peso devono essere assolutamente la passione sfrenata della Tedesco’s band ! Eppoi, se dalla cassaforte del Pincio non dovesse uscire neppure un euro, “può piacere o meno, sarebbe un bel dono per la città”, gongola il Primo Cittadino. Tuttavia riguardo a quest’ultima affermazione, non sono pochi coloro che contestano la scelta fatta e financo il pensiero del delegato allo sport, Matteo Iacomelli, secondo il quale “l’opera è di Civitavecchia”. La cui traduzione fedele è :” Ci appartiene”. E i pentastellati D’Antò, Lucernoni e Lecis, dal canto loro, con voce poco amica spiegano che: “staremo a vedere chi si accollerà realmente il pagamento di metà dell’importo per il noleggio della statua. Per ora si sa solo che nell’ultimo consiglio comunale è stata approvata una variazione di bilancio relativa allo stanziamento di 16.500 euro proprio per la copertura del 50% delle spese del noleggio stesso. A nostro avviso è incomprensibile che non sia stata investita la stessa cifra sulla mostra già preparata al Forte Michelangelo creando così, oltre ad un’attrazione turistica che ci rappresenta in pieno, anche un’opportunità di sviluppo con la creazione di nuovi posti di lavoro. Non si può parlare di a
ccrescimento turistico solo perché si è collocata una statua mentre tutto il resto della città cade a pezzi”. Non risparmia critiche la nota storica Roberta Galletta, la quale ritiene che “la scelta di un simbolo da posizionare alla Marina, senza deturparne lo skyline, dovrebbe tenere conto di due elementi fondamentali: il legame con la storia e la bellezza di cui la città ha davvero tanto bisogno”. Particolarmente interessante, poi, il post dell’affermatissima giornalista di Radio Capital, civitavecchiese verace, Silvia Mobili: “Ognuno fa le scelte che crede. Io osservo soltanto che i miei colleghi romani rimangono sempre stupiti quando alle feste comandate porto la gastronomia nostrana: fave da morto, biscottini di Natale, pizza di Pasqua, la pizza coperta civitavecchiese. E ne parlo orgogliosa in radio. Ci fosse stato mai un amministratore illuminato pronto a puntare anche su questo”. Eh sì, la saggezza non è un optional! E non venga in mente di obiettare che sono prossime la “Sagra della Cozza” o quella della “Pizza Napoletana”: non c’entrano una mazza con quanto sottolineato dalla Mobili e si riveleranno la solita insipida menata, che non ha nulla,proprio nulla, a che vedere con la fulgida tradizione che ci appartiene e che, rischiara le menti obnubilate il saggio, “ non consiste nel conservarne le ceneri ma nel mantenerne sempre viva una fiamma” . Della statua si è pure occupato Marco Galice, che sul giornale telematico “Centumcellae News” ha scritto uno stupendo articolo,titolato “Sotto il vestito niente”. Senza voler togliere il piacere di scoprire il contenuto dell’intero pezzo a chi l’avesse letto, ci permettiamo di riportare la riflessione finale del Galice: “La cultura a Civitavecchia è viva e vegeta e pulsa, ma c’è un grande assente: la politica, incapace di fare da collante, di coinvolgere sforzi e risorse, di creare progettualità, di avviare un percorso di crescita e identità duraturo nel tempo. L’unica iniziativa su cui l’attuale amministrazione Tedesco ha mostrato solerzia in progettualità e risorse è per l’appunto il ritorno della Statua del Bacio. E questo la dice lunga sulla pochezza delle politiche culturali nella città”. Meditate governanti meditate.
Ma la statua del bacio è il trionfo della cultura?
15 luglio, 2022 • 06:57