TARQUINIA - La Procura di Civitavecchia ha chiesto il rinvio a giudizio per il 69enne Claudio Cesaris, l'ex tecnico di laboratorio dell'Università di Pavia accusato di aver ucciso il tarquiniese Dario Angeletti, biologo marino  professore associato presso l’Università della Tuscia.

Il delitto risale al  7 dicembre 2021,  quando Cesaris intorno all'ora di pranzo chiese un passaggio al professor Angeletti con la scusa di essere stato colto da un malore. Angeletti venne freddato mentre si trovava alla guida della sua auto con due colpi di pistola nel parcheggio delle Saline di Tarquinia.

L'udienza preliminare è stata fissata per il 6 luglio davanti al gup Francesco Filocamo.

Già lo scorso maggio, come si ricorderà, il giudice Paola Petti del tribunale di Civitavecchia aveva respinto la richiesta di modifica della custodia cautelare, dal carcere ai domiciliari, presentata dai legali di Claudio Cesaris che si trova tuttora ristretto presso il carcere di Rebibbia a Roma. I legali del pensionato, gli avvocati Alessandro De Federicis del foro di Roma e Michele Passione del foro di Firenze, avevano depositato una istanza presso il tribunale di Civitavecchia per chiedere un allentamento della misura cautelare “per incompatibilità tra la misura carceraria e le condizioni di salute di Cesaris che soffre di una patologia coronarica”.

L’ordinanza del gip ha invece recepito le osservazioni contenute nella memoria difensiva dell’avvocato Rodolfo Bentivoglio, della famiglia Angeletti, che si è subito opposto alla richiesta di modifica della misura cautelare, avanzando una serie di argomentazioni legate ad una valutazione generale, sull’aspetto relativo alla presenza di esigenze cautelari, alla gravità del fatto e alle modalità di esecuzione dell’evento.

L’ex tecnico di laboratorio venne individuato dagli inquirenti quale autore del delitto in pochissimo tempo, anche grazie alle telecamere di videosorveglianza presenti in zona: il fermo del 69enne avvenne la mattina del 9 dicembre, ad appena 48 ore dall'omicidio.

Gli inquirenti da sempre sostengono la tesi di un omicidio volontario, premeditato. Cesaris ha invece sempre dichiarato di aver sparato ad Angeletti in preda ad un raptus conseguito ad una frase offensiva pronunciata dal professor Angeletti nei confronti della donna, una sua ricercatrice, con la quale Cesaris aveva avuto una relazione amorosa.

Così, mentre erano a bordo della Volvo di Angeletti, all'interno del parcheggio delle Saline di Tarquinia, Cesaris avrebbe sparato due colpi di una pistola ricevuta da uno zio e mai denunciata, della quale si sarebbe poi disfatto lanciandola in mare nei pressi di Sant'Agostino, prima di fare ritorno a San Martino al Cimino dove Cesaris aveva preso un appartamento, proprio nei pressi dell'abitazione della ricercatrice 39enne che dopo aver vinto il concorso all'Università della Tuscia si era trasferita da Pavia nel paesino della provincia di Viterbo.

Un delitto che ha scosso l’intera comunità di Tarquinia, tanto che l’amministrazione comunale, rappresentata dall’avvocato Paolo Pirani, avanzerà richiesta di costituirsi parte civile, come pure i famigliari di Angeletti rappresentati dall'avvocato Bentivoglio.  I legali di Cesaris sarebbero invece intenzionati a chiedere per il loro assistito il rito abbreviato. Una richiesta che però potrà essere accolta se verrà esclusa l’aggravante della premeditazione.