CERVETERI - C'è anche il nome di Marina Conte tra le vincitrici del Premio nazionale Donna 2022 organizzato dalla onlus Antonio Padovani, che il prossimo 12 luglio riceveranno il riconoscimento a Casale Signorini, all'Aquila. Il premio nato per combattere la violenza fisica e psicologica sulle donne e contro ogni tipo di disuguaglianza di genere, valorizza le figure femminili che si sono particolarmente distinte in vari ambiti della società civile e professionale. E mamma Marina non poteva non essere tra loro. Per anni la donna di Cerveteri è stata in prima fila con la sua famiglia a combattere all'interno dei palazzi di giustizia e non solo, per chiedere verità e giustizia per Marco, suo figlio, un giovane di appena 20 anni strappato alla vita e ai suoi cari da chi diceva di amarlo. «Avrei preferito non avere questo riconoscimento ed essere la Marina di prima, la mamma di Marco», ha detto. «Ma questo non è stato possibile, mi sono dovuta rimboccare le maniche e lottare per avere quello che era giusto»: giustizia per suo figlio. In questo la donna ha messo tutta la sua forza, la sua tenacia, supportata come ha lei stesso evidenziato, dalla sua famiglia. Una famiglia che sin dai primi momenti da quella tragica vicenda (era la notte tra il 17 e 18 maggio del 2015) ha visto madri, padri, sorelle, fratelli, zii, nonni di tutta Italia abbracciare la famiglia di Marco per dare voce al dolore di una famiglia che senza una ragione si era vista portare via il bene più prezioso: un figlio agli albori della sua vita. «Quando ho intrapreso la mia battaglia di certo non pensavo che si sarebbero stati poi dei riconoscimenti. L'ho fatto perché è giusto che una madre lotti per ridare dignità e giustizia a un figlio. Sono contenta che alla fine ciò che ho fatto sia stato risconosciuto», ha proseguito ancora. Marina racconta dei momenti bui, in cui non sapeva più «dove sbattere la testa». Momenti in cui la vicinanza della famiglia, dei legali, della gente tutta, sono stati importanti. «Tutti ci hanno aiutato, anche i mass media informando la gente di quello che stava accadendo». La donna ripercorre anche quelle che sono state le tappe processuali, la condanna prima per colpa cosciente e poi per dolo eventuale. Due imputazioni vicine tra loro ma che portano a condanne differenti. «Per me era importante che venisse riconosciuta più che la pena, che tutta la famiglia si era riunita e aveva fatto sì che Marco morisse. Se lo avessero soccorso tempestivamente, Marco - ha proseguito ancora Marina - sarebbe ancora qui e non sarei stata chiamata a prendere questo riconoscimento il 12 luglio prossimo».


©RIPRODUZIONE RISERVATA