CIVITAVECCHIA - Nella Civitavecchia in cui le principali istituzioni sono governate dagli avvocati, in questi giorni, dal punto di vista del diritto, sono accadute vicende piuttosto singolari. Partiamo dal Comune: quanto avvenuto in Consiglio Comunale nelle sessioni di bilancio, la dice lunga sull’approssimazione regnante a palazzo del Pincio. Prima la circolare del Prefetto di Roma che dalla fine dell’emergenza consente solo ai Comuni che si sono dotati di esplicite previsioni statutarie o regolamentari di svolgere i consigli in modalità mista o da remoto. Di fronte alla legittima richiesta di chiarimenti da parte della consigliera della Svolta Fabiana Attig, prima il sindaco ha parlato di “buffonate”, poi il consigliere Cacciapuoti (che già aveva votato online il consuntivo, pur non potendolo fare in base alle disposizioni del Prefetto, conosciute ma ignorate dal Segretario Generale ed evidentemente dalla Presidente), inizialmente collegato da casa per il Covid, è apparso in aula sventolando un tampone negativo e parlando - a sproposito - di diritti negati, chiedendo di rivotare una delibera. Perché ? Perché nel frattempo la presidente Mari aveva prima fatto ripetere una votazione “prevedendo” l’errore di Petrelli, che un attimo dopo ha effettivamente dichiarato di aver sbagliato a votare, e poi aveva dichiarato approvata la stessa delibera, pur senza il quorum previsto dagli allegati al bilancio. Motivo che avrebbe indotto Cacciapuoti a fare un nuovo tampone anticipato e a precipitarsi in aula per rivotare la delibera. Di fronte all’impossibilità, anche nel far west del Pincio, di arrivare a tanto, lo stesso leghista si è inventato un “emendamento-convalida” inserito - fuori tempo massimo - nella delibera principale del bilancio e a suo dire valido per sanare il vizio della mancanza del quorum della delibera.

Un gran caos, insomma, in cui gli assessori, anziché limitarsi a dare l’indirizzo agli uffici, firmano anche atti di natura tecnica e di gestione, riservati dalla legge ai dirigenti, che da parte loro non vorrebbero firmare neanche quelli.

Dal Comune al porto, nel marasma, anche la stampa fa confusione, attribuendo «grandissime capacità sul piano giuridico» all’ex presidente Di Maio sebbene la stessa stampa ammetta una verità difficilmente confutabile (ieri, anche se lo hanno fatto in pochi, come oggi, quando ormai lo fanno tutti) sul fatto che si possa sostenere che lo stesso non sia stato «un manager portuale di livello». Due aspetti non possono non essere evidenziati: innanzitutto in giudizio non va il presidente del porto, che nemmeno istruisce i contenziosi, che sono affidati all’ufficio legale dell’ente o, come in questo caso, a studi esterni. Quindi in questo senso non si comprende possa avere avuto dall'alto delle sue capacità, Di Maio.

Il secondo aspetto riguarda la presunta intuizione di non essere andato a transazione: si dimentica piuttosto che non lo fece neppure con Total Erg, non chiudendo un accordo a circa 8 milioni e mezzo di euro, dopo essere già stato autorizzato dal Comitato di Gestione a firmare per 8
milioni, e costringendo l’ente, a conti fatti, a sborsare oltre 5 milioni in più, andando poi in default e vedendo bocciato l'ultimo bilancio dello stesso Di Maio, alla faccia delle presunte grandissime capacità sul piano giuridico.

©RIPRODUZIONE RISERVATA