LADISPOLI – Sta meglio Silvia Antoniozzi, la donna accoltellata lo scorso 21 aprile dal marito, Fabrizio Angeloni, che poi si è scagliato pure contro la figlia. Ed è stata già dimessa dal San Camillo di Roma. Questa è già la prima importante notizia. La seconda però è che la prof di italiano è stata anche ascoltata dai carabinieri della compagnia di Civitavecchia prima di lasciare l’ospedale, e in sostanza ha confermato quanto era emerso sin dai primi minuti. E cioè che il marito 49enne la mattina si è presentato intorno alle 7 sotto alla palazzina di via Milano dove si trovavano moglie e figlia, è salito al secondo piano dell’edificio, ed è entrato nell’appartamento.

Dopo la lite con la moglie, è andato in cucina a prendere in coltello e ha sferrato tre colpi a Silvia, uno anche alla figlia 16enne rimasta gravemente ferita pure alla mano forse perché stava tentando di toglierli l’arma. La professoressa dell’istituto “Caravaggio” di via del Ghirlandaio di Ladispoli ai militari ha raccontato tutto sostenendo di essere stata sorpresa nel bagno mentre si stava finendo di preparare perché da lì a poco avrebbe dovuto raggiungere la scuola.

Coltellate che hanno danneggiato gli organi interni e hanno provocato una grave emorragia fermata da un équipe multidisciplinare in sala operatoria dopo oltre tre ore di intervento. «Se sono viva è grazie a mia figlia, al mio angelo, ma anche a questi medici e sanitari che hanno fatto un vero miracolo per strapparmi alla morte», è quanto da lei raccontato durante una recente visita dell’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato che le aveva portato anche dei fiori.

L’ALTRO INTERROGATORIO

Anche lo stesso Angeloni è stato sentito, ma dal gip di Roma su deroga del tribunale di Civitavecchia. L’uomo però si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quando le sue condizioni miglioreranno, verrà trasferito quasi sicuramente in carcere con la pesante accusa di duplice tentato omicidio.

La figlia invece sarebbe ancora ricoverata al Bambino Gesù di Palidoro e naturalmente ha già sentito e visto la mamma con la quale presto inizierà una nuova vita sorretta dal calore di tutti i familiari, degli amici e dei compagni di scuola del liceo artistico di Roma che in questo mese difficilissimo non hanno mai smesso di farle arrivare tutto il sostegno possibile. Una tragica vicenda che ha scosso profondamente la comunità.

Per la donna e la figlia la scuola Caravaggio aveva persino promosso una fiaccolata di solidarietà partita dal lungomare Marco Polo, sotto all’appartamento di Silvia, e conclusasi nel plesso di via del Ghirlandaio. Un corteo silenzioso scortato da polizia, carabinieri e vigili urbani.

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