CIVITAVECCHIA - "Giù le mani dalle compagnie portuali, giù le mani dai porti italiani". L'Usb lavoro privato si dice pronta alla mobilitazione a difesa del lavoro portuale, alla luce degli emendamenti al DDL Concorrenza.

"Ancora una volta, attraverso ben ponderate operazioni di lobbying, i porti italiani rischiano di trasformarsi in terra di conquista per armatori e grandi speculatori - denunciano dal sindacato - la natura stessa dell'articolo 3 del DDL concorrenza 2021, oltre ad alcuni degli emendamenti che lo andrebbero addirittura a peggiorare, stravolgendo di fatto l'art. 18 della legge 84/94 sui porti, evidenzia la svolta apertamente liberista che il “governo dei migliori” vuole imporre negli scali italiani. La “controriforma” della portualità promossa dal Governo Draghi mira infatti a realizzare un obiettivo che il grande patronato reclama ormai da anni: l’abolizione del divieto di cumulo delle concessioni per i porti di interesse nazionale e internazionale (praticamente tutti i più importanti del Paese), con il rischio evidente di arrivare ad una rapida ed incontrollabile privatizzazione delle banchine".

Usb ricorda come attualmente il divieto di cumulo delle concessioni sia già escluso per attività di tipo differente. "Farlo cadere anche per le concessioni relative alle stesse attività, come si vorrebbe fare con questa norma - hanno aggiunto - determinerebbe pericolose situazioni di monopolio o di posizioni dominanti che non possono essere accettate. Già ora i concessionari fanno un po' come vogliono, senza rendere mai conto dei mancati impegni in tema di sviluppo e occupazione, figurarsi quando potranno avere il controllo di intere tipologie di traffico: una eventualità che non solo impatterà negativamente sul lavoro, ma che nelle realtà minori permetterà a qualche grande gruppo di condizionare lo sviluppo di singoli scali, ancor più di quando non avvenga già al momento. In più la forza che trarrebbero le grandi compagnie armatoriali da concessioni così ampie metterebbero a rischio le tantissime imprese civitavecchiesi che lavorano nel nostro porto da decenni e con esse la stabilità lavorativa di molti lavoratori locali. Le ricchezze che al momento dal porto vengono redistribuite in città diverrebbero facili prede di società “vicine” alle grandi multinazionali. Se a tutto questo si aggiunge che, attraverso alcuni emendamenti, si vorrebbe addirittura eliminare il divieto di scambio di manodopera tra le diverse aree demaniali date in concessione alla stessa impresa, la possibilità che con un singolo colpo di spugna si arrivi a cancellare anche la funzione delle Compagnie portuali e con essa la salvaguardia del lavoro e dei diritti di tutti i portuali italiani è, purtroppo, molto concreta. Nella nostra città questo metterebbe a rischio l’esistenza stessa della Compagnia Portuale Civitavecchia - hanno concluso dal sindacato - sottraendo di fatto la funzione di prestatrice di manodopera garantita dall’art. 17 della legge 84/94. Davanti a queste forzature così sfacciate e così drammaticamente insensibili alla crisi sociale che morde da tempo i porti italiani, USB non può far altro che alzare la voce e dichiararsi fin da subito indisponibile a svendere la vita di migliaia di lavoratori e lavoratrici per tutelare il profitto di pochissimi, giganteschi e spregiudicati interessi privati. Siamo pronti alla lotta e alla mobilitazione".