FRANCESCO BALDINI

CIVITAVECCHIA - «Non so quando ma sarà bello tornare». Poche parole, un sorriso di speranza e due occhi che guardano al passato con un velo di tristezza. Questa è la storia di Daria, 24enne ucraina fuggita da Kiev il primo marzo scorso e ora ospitata insieme ad altri rifugiati presso il Sunbay park hotel. Daria è una ragazza piena di vita, come tante sue coetanee, suona la chitarra, il pianoforte e lavorava in una società ucraina come smm, un manager, «avevo una bella vita - ha raccontato - con tanti amici, tutto quello che potevo desiderare».

Poi la guerra, la paura, il bisogno di fuggire dalle bombe e dall’avanzare di un esercito invasore. «Siamo partiti il primo marzo - ha detto Daria - da Kiev, in treno, verso la parte orientale dell’Ucraina arrivando a Leopoli a sette giorni dall’inizio della guerra. Il secondo giorno ci siamo diretti a Cracovia, in Polonia, dove siamo rimasti fino al 16 marzo cercando di prendere i biglietti per l’Italia. L’evacuazione è stata dura, in tanti cercavano di lasciare l’Ucraina e i treni erano pieni. Da Kiev a Leopoli sono stata dieci ore in piedi, abbiamo anche dovuto lasciare i nostri bagagli, è stato molto difficile. Anche per arrivare a Cracovia ho dovuto viaggiare in piedi per circa undici ore. È stata dura ma non ci abbiamo neanche pensato, eravamo tra i fortunati che erano riusciti a fuggire dalla guerra».



Daria e suo marito - la cui mamma è rimasta in Polonia – erano preoccupati, si trovavano in un paese straniero senza vestiti o un posto dove andare. Un loro amico ha chiamato la Croce rossa che li ha messi in contatto con la Protezione civile, poi il viaggio verso Roma, il pernotto e dopo l’arrivo al Sunbay.

«Siamo stati i primi ucraini - ha continuato Daria - a mettere piede in questo hotel. Ci hanno subito accolto, non ci hanno fatto mancare niente. Abbiamo assistenza medica e ci hanno persino fatto compilare una lista dei nostri hobby. Quando hanno scoperto che suonavo la chitarra me ne hanno procurata una e sono rimasta senza parole per la gioia. Stiamo frequentando corsi di italiano, ci sono sia classi per adulti che per bambini. Inoltre in tanti ci stanno mostrando solidarietà facendo fare sport ai più piccoli, e non solo». È importante tenere la mente impegnata perché altrimenti il pensiero è fisso alla patria, a chi è rimasto a combattere o a chi semplicemente non è riuscito a fuggire.

«Sono in contatto con i miei amici rimasti in Ucraina - ha aggiunto - alcuni non hanno più una casa, altri non hanno cibo e cerco di aiutarli come posso, anche da qui. Mi sento in colpa perché io sono stata fortunata, io ho tutto e sono circondata da persone che si preoccupano per me. In psicologia esiste una sindrome chiamata del sopravvissuto, ci si sente in colpa per essere ancora vivi quando in molti non ce l’hanno fatta. È una situazione - ha concluso - terribile ma speriamo che finisca presto, siamo tutti sicuri che vinceremo». Ieri gli ospiti ucraini del Sunbay hanno ricevuto una graditissima visita da parte di Black rider e La Casa di Cristina che hanno portato uova di cioccolata per tutti, g randi e piccini, insieme all’assessore ai servizi sociali Cinzia Napoli e al presidente del consiglio comunale Emanuela Mari. Un momento di spensieratezza tra le risate dei bambini affascinati dai rombi delle moto. Storie, purtroppo, come tante in un momento davvero terribile.

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