Secondo gli ambienti bene informati di Villa Albani quest’anno per la prima volta (se si eccettua il primo bilancio con il mini utile/premio di De Leva) Csp potrebbe portare un bilancio in equilibrio. Allora aveva ragione il presidente Fabrizio Lungarini quando lo scorso anno si vantava del risanamento e della gestione aziendale, al punto da prospettare il ritorno all’utile? Non proprio e spiegheremo il perché.

Diciamo che forse sarebbe più corretto affermare che Csp torna in equilibrio non grazie alla gestione Lungarini, ma nonostante essa. Le decisioni degli ultimi mesi del presidente, che di fatto avrebbe in buona parte esautorato gli altri componenti del cda, entrando in contrasto soprattutto con Matteo Mormino, pare che vadano verso un nuovo aumento dei costi del personale: saranno la definitiva stesura del bilancio 2021 e la prima trimestrale 2022 a dirlo, ma secondo diverse organizzazioni sindacali la situazione sarebbe proprio questo.

Inoltre, la notizia positiva sulla municipalizzata è dovuta essenzialmente a due fattori esogeni rispetto alle strategie dell’attuale vertice aziendale: in primis il Covid, che ha consentito a Csp di beneficiare di un contributo straordinario da parte del Comune di circa 700mila euro.

Il secondo motivo era scritto nella ormai famigerata delibera 78 approvata a ottobre 2020 dal Consiglio Comunale: il piano di ristrutturazione firmato da Antonio Carbone e concepito sotto la supervisione e con l’indirizzo dell’allora vice sindaco e assessore alle Partecipate Massimiliano Grasso prevedeva infatti il riequilibrio dei conti aziendali con l’azzeramento delle perdite nel 2022, attraverso la ulteriore riduzione dei costi del personale (interinali, pensionamenti e prepensionamenti), nuovi contratti di servizio e revisione di tariffe ferme da vent’anni. Già con Carbone alla guida della società la perdita mensile venne drasticamente ridotta, poi la completa attuazione della delibera 78 fu boicottata prima ancora di entrare all’aula Pucci dagli emendamenti della maggioranza mirati ad innescare un circolo vizioso, sospendendo la ricapitalizzazione (mai completata nei termini previsti dalla delibera) ed impedendo così l’erogazione del finanziamento bancario da 2 milioni di euro che avrebbe risolto i problemi di natura finanziaria dell’azienda consentendo di pagare i fornitori.

Per inciso, un altro emendamento era a firma di Mirko Mecozzi: bloccava il ricorso agli interinali, già molto ridotto. Probabilmente Mecozzi deve essersene dimenticato al round successivo di chiamate di lavoratori temporanei che, anzi, ora sono aumentati, così come il costo complessivo del personale, tra assunzioni di interinali in stile “parentopoli” e aumenti di livelli elargiti a piene mani, nonostante un preciso indirizzo contrario del consiglio comunale.

Subito dopo il voto sulla delibera 78 a Grasso venne revocato l’incarico da Tedesco e da allora sono cambiati diversi indirizzi (a proposito, che fine ha fatto il piano di revisione della raccolta differenziata con le eco-stazioni?) in un contesto di maggioranza in cui eccettuando FdI, La Svolta e in parte la Lega, tutto il resto della maggioranza non vedeva l’ora di poter cancellare Csp per esternalizzare tutti i servizi comunali. Il primo sostenitore di questa linea da sempre è stato Daniele Perello, che non a caso presentò l’emendamento che servì a bloccare tutto, avvalendosi del parere di un luminare del diritto amministrativo, sul quale sono emerse cose molto interessanti che tratteremo nei prossimi giorni.

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