CIVITAVECCHIA - All’indomani del consiglio comunale aperto sul biodigestore il capogruppo de La Svolta Fabiana Attig interviene con argomenti di non poco conto: secondo la consigliera, infatti, la la Regione avrebbe dovuto verificare alcuni documenti fondamentali sotto l’aspetto amministrativo, al punto che - ricostruendo tutta la vicenda urbanistica delle aree oggetto dell’intervento, partendo dalla originaria convenzione del 1990 - parrebbe "che il Comune potesse già da tempo riappropriarsi di parte dei terreni".

«Sembrerebbe - dice il capogruppo - che il 50% dei terreni in cui dovrà sorgere il Biodigestore possano essere ancora di proprietà del comune di Civitavecchia, per impegni convenzionali (opere di urbanizzazione mai realizzate) assunti e non rispettati. Questo vorrebbe dire che il Comune – tuona Attig - avrebbe in obbligo la reintegra delle aree in proprietà pubblica e la decadenza del diritto di superficie. Una potestà mai esercitata in tutti questi anni dal Comune stesso. Infatti l’ultima autorizzazione per le opere, mai eseguite dalla società, risale al 2012. C’è poi da verificare, anche alla luce della recente delibera di Consiglio Comunale, e non solo, se la destinazione d’uso sia compatibile con l’impianto di trattamento rifiuti. E, non ultimo, c’è da chiedersi come la Regione abbia potuto ignorare il parere della Soprintendenza per la cancellazione del gravame dell’Uso civico sulla tenuta Guglielmi 1929».

Secondo Attig, sarebbe infatti stata ignorata la sentenza della Cassazione civile a sezioni unite, del 26 marzo 2021, che accoglie la richiesta di annullamento della determina regionale avanzata dalla Università Agraria e demanda la controversia dinnanzi al Commissariato agli Usi Civici. «Ciò significa - dice ancora Attig- che il terreno della proponente Ambyenta non sarebbe escluso dal vincolo da uso civico e che quindi il parere della Soprintendenza sul vincolo paesaggistico L.168/2017 doveva essere emesso quale vincolante e non certo “consultivo”».

«Il dato politico - conclude Attig - è che ad agosto del 2020 in sede di approvazione del Piano Regionale dei Rifiuti, furono presentati ben 130 emendamenti da parte del consiglio regionale: nessuno a favore del comune di Civitavecchia. Mentre i singoli Comuni, entro 180 giorni dall’entrata in vigore del Piano, avrebbero potuto presentare osservazioni e chiedere di essere assegnati a un Ato differente da quello “territoriale” che attualmente include Roma e tutta la provincia. Nessun segno fu dato allora, nei tempi, dal Sindaco Tedesco e dall’assessore Magliani, né tanto meno dagli uffici dell’Urbanistica. Oggi, a cose praticamente fatte, ci si mette alla testa di cortei, senza peraltro neppure offrire una soluzione al problema che comunque resta sul tappeto: ossia quello della chiusura del ciclo dei rifiuti. All’epoca iniziò un percorso con i comuni dell’osservatorio ambientale, con l’assessore regionale Valeriani che si dichiarò disposto a finanziare impianti pubblici tarati sulle esigenze dei territori. Che fine ha fatto quel percorso? Perché l’osservatorio non si è più riunito, né se n’è più parlato, se non recentemente, solo per interesse rispetto alle nomine da fare? Queste sono le domande che il Sindaco cerca di sviare, mettendosi alla testa di cortei e manifestazioni che avrebbe lui stesso potuto evitare, intervenendo a tempo debito con gli strumenti a disposizione che, come visto, non erano pochi».

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