TARQUINIA - Ulteriori osservazioni per dire no al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a Tarquinia e nella Tuscia. Sono quelle presentate dalle associazioni ambientaliste entro il termine ultimo previsto per ieri.

Il seminario nazionale sul progetto del Deposito nazionale e parco tecnologico (Dnpt) e in particolare sulla Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, per individuare un sito nazionale unico per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) che si è concluso il 15 dicembre 2021 con la pubblicazione degli atti conclusivi consultabili sul sito www.depositonazionale.it., si è infatti chiuso ieri (15 gennaio) con l’invio delle ulteriori osservazioni.

Le associazioni di Italia Nostra onlus, Forum ambientalista, il comitato per il Diritto alla mobilità di Tarquinia, 100% Farnesiana, il comitato per la Difesa della Valle del Mignone, l’associazione Assotuscania e il Biodistretto del lago di Bolsena, hanno colto l’occasione per riaffermare gli aspetti sottovalutati della Sogin spa, nell’individuazione della Cnapi, delle aree, cioè, potenzialmente idonee per un deposito di rifiuti radioattivi. Ben 67 aree in Italia, rappresentate nel Lazio con 22 siti concentrati sulla provincia di Viterbo, 4 dei quali siti classificati “Molto buoni”: VT27 a Montalto di Castro e Canino, VT8 a Montalto di Castro, VT36 nel comune di Montalto di Castro, VT12 nei comuni di Corchiano e Vignanello, VT16 nel comune di Corchiano; 2 classificate “Buoni”: VT24 nel comune di Canino e Montalto di Castro, infine VT25 nel Comune di Tarquinia e Tuscania.

«Le criticità osservate e inviate sulla Relazione tecnica dell’area VT-25 elaborata dalla società “Sogin spa” non sono state adeguatamente valutate - affermano le associazioni - non hanno contribuito a chiarire le criticità in occasione del seminario nazionale conclusosi il 15 dicembre 2021. Le osservazioni sono state, semplicemente pubblicate sul sito web www.seminarionazionale.it senza la dovuta attenzione, contribuendo soltanto a comporre il collage di tutti i contributi ricevuti dai vari territori corrispondenti alle aree di interesse delle 67 aree potenzialmente individuate in Italia, 22 delle quali nella regione Lazio e tutte nella provincia di Viterbo».

«Le conclusioni - spiegano le associazioni - ribadiscono la non idoneità di tali aree, poiché interessate dagli usi civici e dalla presenza di aree verdi naturali preservate da centinaia di anni, proprio grazie al vincolo dell’uso civico che ha consentito l’allevamento e l’agricoltura biologica che associazioni e comitati intendono difendere da tali impianti. La sola ipotesi di un deposito nazionale di rifiuti radioattivi sulle terre dell’Università Agraria, in località Roccaccia, non è accettabile. Un’ipotesi sostenuta da Sogin, nonostante l’importanza naturalistica dell’area. Gli usi civici delle terre dell’Università Agraria di Tarquinia hanno garantito la naturalità, con tutte le presenze di habitat, protette dalla “Direttiva 92/43/CEE” e “Uccelli”; habitat che ospitano specie protette elencate anche nelle “Liste R
osse”. È altrettanto fondamentale l’importanza dell’azienda agricola dell’Università Agraria che insieme all’allevamento biologico del bestiame sostiene il bilancio economico dell’ente che rischia di non poter disporre delle terre coinvolte nel progetto del deposito nazionale. La Sogin, non solo non menziona l’importanza socio economica dell’Università Agraria, ma ne sminuisce il valore storico e culturale, non riconoscendone la titolarità della proprietà che di fatto gestisce gli usi civici, disponibili ai cittadini di Tarquinia, tramandati nei secoli».

Nelle osservazioni, le associazioni sottolineano anche l’impatto ambientale e sanitario, «insostenibile anche dal punto di vista del traffico dei mezzi pesanti che saranno impiegati per la costruzione del Dnpt, lo stoccaggio e la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi».

Infine, le osservazioni sollevano dubbi sul principio di partecipazione dei portatori di interesse coinvolti nella individuazione del sito idoneo per il Deposito nazionale, «perché non si è svolta nel rispetto dei principi e delle previsioni di cui alla Legge 7 agosto 1990, n. 241 e ss.mm.ii., nonché della Direttiva n. 2/2017 della Presidenza del Consiglio dei Ministri». «La Sogin - concludono le associazioni - non ha tenuto adeguatamente conto di quanto emerso da osservazioni e consultazioni e si insiste affinché le stesse vengano motivatamente (art. 3 della legge n. 241/1990 e s.m.i.) considerate nell’ambito del presente procedimento per la localizzazione, costruzione ed esercizio del deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi e parco tecnologico».

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