CIVITAVECCHIA - Sono tre al momento le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Roberto Savelli, con le indagini portate avanti dalla Polizia di frontiera, sui rapporti tra la Port Authority Security, società partecipata al 100% dall’Autorità di Sistema Portuale e lo stesso socio unico. Inchiesta nata dall’esposto presentato dall’ex amministratore unico della società di sicurezza Umberto Saccone. Nei giorni scorsi sono stati consegnati gli avvisi di conclusione indagine ad un dirigente di Molo Vespucci, all’ex amministratore unico di Pas e all’ex direttore tecnico e responsabile generale dell’organo interno di supporto e verifica della stessa società. Diversi i reati ipotizzati dalla magistratura, dalla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, al peculato e, per uno degli indagati, intralcio alla giustizia.



L’indagine ruota attorno a una serie di fatture emesse dalla Pas all’Adsp, con importi maggiorati per servizi mai svolti. Due gli anni presi in esame, il 2016 ed il 2017, per un totale di circa 600mila euro all’anno di importi fatturati non corrispondenti ai servizi realmente resi. In questi due anni, tra l’altro, la società ha chiuso il proprio bilancio in perdita. E, a quanto pare, l’aver maggiorato gli importi delle fatture indicando dei servizi che non facevano parte della convenzione tra l’ente portuale e la sua partcipata inhouse, sarebbe stato finalizzato proprio a tenere in piedi la società per far fronte alle perdite ed ai costi che erano lievitati ben oltre le previsioni iniziali di quando venne costituita la Pas, che avrebbe dovuto avere proprio nella economicità di gestione rispetto all’affidamento esterno dei servizi di vigilanza del porto, la propria ragione di essere. 



In particolare le fatture comprendevano circa 50mila euro in più al mese per “servizio mai svolto dall’organo interno di supporto e verifica per la vigilanza sui controlli alle merci ed ai passeggeri destinati al traffico nazionale ed internazionale nei porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta”, come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini. L’amministratore unico autorizzava la presentazione della fattura all’Autorità di sistema portuale, il dirigente e responsabile del procedimento per conto di Molo Vespucci “attestava falsamente la regolare esecuzione del servizio citato così autorizzando il pagamento dell’importo” ed il responsabile dell’organo interno di controllo e verifica “riceveva indebitamente la menzionata somma per un servizio mai prestato”. Questo per circa due anni, il 2016 ed il 2017 appunto. Poi per il 2018, che rischia di chiudersi ancora in negativo, è intervenuta l’Authority con un decreto del presidente Francesco Maria di Majo del settembre scorso che, alla luce anche di questi ultimi fatti, lascia diversi dubbi circa la procedura adottata. Vengono infatti assegnati alla Pas ulteriori 815mila euro, nonostante il credito vantato dalla stessa Adsp proprio per le fatture maggiorate, alcune delle quali - per il 2018 - erano state stornate su richiesta del nuovo responsabile del procedimento, che si era rifiutato di autorizzare le spese per servizi a suo avviso inesistenti. E l’amministratore che nel frattempo era stato nominato alla guida della società aveva di fatto confermato questa tesi, annullando le fatture del 2018. Seguendo questa linea l’Adsp avrebbe dovuto recuperare le somme indebitamente percepite dalla Pas per il 2016 e 2017. Invece il presidente Di Majo a settembre ha dato altri 815.000 euro all’azienda, non più per i servizi inesistenti fatturati fino ad allora, ma sulla base di una ricognizione complessiva dei costi. 

Un modo per cercare di chiudere il bilancio ed evitare di mettere in liquidazione la società, come impone la legge al terzo esercizio in perdita, fatto salvo il presentare un piano di risanamento e di ristrutturazione credibile, con cui si dimostri di aver rimesso in equilibrio la società. Un decreto che, firmato a fine settembre 2019, fa riferimento al 2018, sulla base di un Poa (Piano operativo annuale) che dovrebbe rappresentare la previsione dell’esercizio di riferimento, ma che per il 2018 era stato approvato solo a fine anno. L’Adsp aveva proceduto ad una modifica della convenzione con Pas, indicando nel Poa lo strumento per la previsione ed il controllo dei costi e stabilendo così un corrispettivo omnicomprensivo dei costi di funzionamento della società e dei servizi. Si arriva così ai quasi 3,9 milioni per il 2018, comprensivi degli ultimi 815mila euro. Con il decreto che, però a quanto pare, è finito tra i documenti ora all’attenzione della Guardia di finanza, che collabora all’indagine con la Polizia di Frontiera.