Cinque anni fa portava l’Aranova in Promozione, domenica scorsa l’Avellino in serie C. La scalata del direttore sportivo Carlo Musa ambito da molte società.

Ci vuole testa e coraggio, perchè a 28 anni imbarcarsi in un’avventura nuova, in una città esigente con fame di vittorie,  non è certo facile. 

Lo sapeva Carlo Musa, il diesse dell’Avellino che dopo Ferragosto ha lasciato le vacanze per accettare la chiamata della società irpina. 

Non ha parlato di soldi, di contratto, è stato il cuore ha lanciarlo sull’autostrada del Sole, 300 km di pensieri e domande, sostenute dall’animo di uno che non molla. 

«Non ci ho pensato un secondo, ho preso e sono partito. Non sapevo cosa mi aspettasse , una nuova società era stata rifondata, ripartiva dalla sofferenza di una tifoseria che aveva perso i diritti di partecipare alla serie B». 

Una stagione intensa, densa di emozioni e colpi di scena, terminata domenica con la promozone in serie C. 

Una tifoseria impazzita, che del calcio ne fa una ragione di vita, in quella che è una provincia con un seguito di tifosi  impressionante. 

«Si ero in serie D, ma di fatto lavoro in una città che ha tutti i connotati di una piazza da serie A. Tv, giornali, radio, riesci ad immergenti in un mondo che ti esclude da quello che c’è fuori da  questi confini. Sono emozioni  uniche, che non ti dà la categoria, ma la passione dei tifosi».

Solo cinque anni fa,  nei primi passi da diretorre sportivo,  raggiungeva la Promozione con l’ Aranova. 

«Erano i miei inizi, oggi l’Aranova è ad un passo dall’Eccellenza. Ce la può fare, ha tutto per vincere.  Un club che ha i numeri per arrivare lontano, è fondato su delle basi solide, consalidatesi nel tempo».

I festeggiamenti ad Avellino sono appena inziati e tra qualche giorno si parlerà di futuro. 

«Dobbiamo goderci questa vittoria, ad Avellino le feste durano più di una settimana. Del mio futuro non ho ancora parlato».   

Il giovane diesse, però, sta ricevendo diverse attenzioni, soprattuto da quei club che vogliono rilsalire in serie C.  Per esempio Taranto e Latina, due club  che hanno allungato gli occhi.