di TONI MORETTI



CERVETERI - Come si è visto, ma come avevamo previsto, a sorpresa in apertura del consiglio comunale di giovedì scorso ci sono state le dimissioni di Juri Marini, unico consigliere del PD in consiglio comunale in quanto eletto in consiglio quale candidato sindaco della coalizione retta dal Partito Democratico. La cosa era attesa poiché Juri la aveva già annunciata nei giorni scorsi tanto che tra gli addetti ai lavori e gli osservatori sono stati compiuti molti sforzi per tentare di intercettare la strategia che si nascondeva dietro questo gesto. 

Juri Marini nella sua menta covava già il proposito non solo di abbandonare il consiglio comunale ma anche il suo partito di appartenenza, quel Partito Democratico nel quale ha esercitato una lunga militanza e per il quale ha affrontato estenuanti battaglie. Sarà perché non è stato ripagato nel modo migliore, infatti tutti ricordiamo che il partito lo ha lasciato solo, lasciandolo come un cane che abbaia alla luna, mentre ne difendeva identità e simbolo, sarà perché la sua area di appartenenza, quella Renziana è uscita abbondantemente sconfitta all’ultimo congresso che ha visto Nicola Zingaretti affermarsi come segretario nazionale, la puzza dei “rossi” che ipoteticamente potrebbero riavvicinarsi, hanno permesso al suo animo liberale di prendere la decisione ed abbandonare il partito. Ma da uomo d’onore quale egli è, si dimette prima dal consiglio comunale in forza al PD per fare in modo che di quel partito scatti il primo dei non eletti, nella fattispecie Maurizio Falconi e sempre prima che si dimetta anche dal consiglio comunale, acquisito il ritorno a “casa” di Mancini, bisognerebbe chiedersi quando mai ne è uscito, protocolla la richiesta per la formazione di un gruppo consiliare, questa volta a due. 

A questo punto viene spontaneo chiedere a Juri Marini quale sarà il suo orientamento futuro, cosa farà da grande? 

Nessuna esitazione nella risposte del giovane “leone” della politica cerveterana che per certi versi, per l’ambizione degli obiettivi e per una certa temerarietà delle azioni, assomiglia un po’ al sindaco Pascucci. 

Dice Marini: «Io darò il mio aiuto a +Europa - il partito liberale di Della Vedova con Tabacci ed Emma Bonino, tutti sconosciuti ed esordienti sulla scena politica. Contribuirò a fare in modo che diventi un grande partito dall’anima liberale svincolato dal PD. Che diventi un soggetto almeno da 10/11 per cento, e che sia idealmente collegato con l’area di Macron. Nel medio periodo qiuindi, lavorerò per sostenere +Europa alle europee e contestualmente per aprire un tavolo largo dove poter coinvolgere anime liberali che vanno dallo stesso Renzi a Parise per esempio. Porterò il mio gruppetto di amici, ci siamo chiamati Lib-Dem, e con questo parteciperemo al grande tavolo».

E poi dicono che la vecchia città etrusca non ha nei geni il seme dei laboratori politici. Prima un “visionario” che unisce i sindaci d’Italia e li promuove come forza politica per amministrare il Paese ed ora un altro che si muove al grido di “Liberali di tutto il mondo Unitevi”.