Sono almeno 50 le vittime delle forti esplosioni in un deposito per materiali pericolosi nella città portuale cinese di Tianjin, nel nord del paese. I feriti sono oltre 700. Tra le vittime, aggiunge l’agenzia, ci sono dodici pompieri. Testimoni hanno riferito che i vigili del fuoco che stanno ancora combattendo contro le fiamme proseguono il loro lavoro con le lacrime agli occhi per i compagni caduti. Il dramma è iniziato alle 23.30 di mercoledì, quando una serie di esplosioni si sono verificate nel quartiere di Tanggu, vicino al porto della metropoli, che si trova a poco più di cento chilometri dalla capitale Pechino ed è il più importante della Cina settentrionale. Le esplosioni sono state avvertite in tutte le aree della metropoli, che ha 15 milioni di abitanti. Alcuni residenti hanno raccontato di aver pensato ad un terremoto, altri addirittura ad un’esplosione atomica. I feriti sono centinaia e tra questi almeno 32, secondo i media cinesi, sono in condizioni gravi.

Greenpeace Asia, in un comunicato diffuso ieri, ha lanciato l’allarme sulla situazione dell’aria e dell’acqua a Tianjin, la metropoli cinese dove la notte scorsa una serie di esplosioni in un magazzino di materiale chimico ha provocato la morte di almeno 44 persone. Secondo il governo locale le analisi eseguite nella tarda mattinata di oggi non hanno rilevato tracce di inquinamento causato dall’esplosione. (Ansa)