CERVETERI - La prima corte d'assise ha condannato all'ergastolo Gennaro Veneruso, 51 anni, e Ciro Balzano, 37, per l'omicidio, avvenuto a Cerveteri il 15 novembre del 2000, di Carmine De Simone e Ciro Improta, due dei componenti del commando armato che tre giorni prima uccise per errore Valentina Terracciano, di due anni, in un negozio di fiori dello zio a Pollena Trocchia (Napoli). La corte, presieduta da Giovanni Muscara', ha poi condannato Veneruso e Balzano a dodici anni di reclusione per il tentato omicidio di Ciro Molaro e Pasquale Fiorillo, altri due del commando che provoco' la morte di Valentina e che erano sfuggiti alla strage di Cerveteri e che poi sono diventati collaboratori di giustizia. Per il tentato omicidio sono stati inflitti dodici anni di carcere anche a Enrico Fasano, l'uomo incaricato di sorvegliare Molaro e Fiorillo. Fasano e' stato invece assolto dall'accusa piu' grave di omicidio di Carmine De Simone e Ciro Improta. La corte ha cosi' in sostanza accolto le richieste del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che segui' l'indagine fin dal suo inizio. L'inchiesta per l'agguato di Cerveteri fu aperta dalla procura di Roma ma dopo la dichiarazione di incompetenza del gip fini' a Napoli. Fu poi la corte d'assise d'appello partenopea a giudicare gli autori della morte di Valentina Terracciano restituendo, pero', a Roma il fascicolo relativo all'eliminazione dei killer della bimba. Secondo quanto emerso dalle indagini, De Simone e Improta erano stati giustiziati dallo stesso clan Veneruso, autore dell'agguato che costo' la vita alla piccola, perche' quell'errore aveva creato non pochi problemi al gruppo camorristico. Il vero obiettivo del gruppo di fuoco era il boss emergente Domenico Arlistico. Dopo l'agguato in cui mori' Valentina Terracciano, i quattro sicari del comando si rifugiarono a Ladispoli per far calmare le acque. Fu poi decisa l'eliminazione dei quattro. De Simone e Improta furono giustiziati con colpi sparati a bruciapelo e poi gettati in un pozzo degli scavi delle tombe etrusche. Molaro e Fiorillo, che si erano rifugiati in un'altra abitazione nella stessa zona, furono portati in un'area aperta con la scusa di andare a cena fuori. Mentre per quanto riguarda Molaro ci fu un errore nell'esecuzione e questi riusci' a darsi alla fuga, Fiorillo fu colpito più volta alla testa con il calcio di una pistola e lasciato sul posto. Una volta ripresi i sensi, si reco' in ospedale e decise poi di collaborare con la giustizia.