di ANTONIO FONTANELLA

La sconfitta contro Moscherini ha messo di nuovo a nudo tutti i problemi del centrosinistra cittadino. Le fratture solo temporaneamente e parzialmente coperte dal successo di Gino Saladini, poi riemerse durante i sette mesi della sua amministrazione, sono tornate sotto gli occhi di tutti, insieme alla necessità, ormai ineluttabile, di un ricambio generazionale nella classe dirigente del centrosinistra locale, che da oggi è anche alla ricerca di un leader credibile.
Lo ha ammesso Nicola Porro, cercando di cogliere l’unico lato positivo della sconfitta: «Ripartire dall’opposizione - ha dichiarato il professore - farà bene all’Unione, come un bagno di umiltà». Mentre Porro parlava, accanto a lui, nello studio di Rete Oro, c’era proprio Gino Saladini, apparso in diretta con l’evidente voglia di togliersi più di un sassolino dalle scarpe: «Ci sono - ha esordito in tv - quattro persone che, alla luce di quanto avvenuto, si dovrebbero vergognare: Piendibene, Parisi, Galice e Gino De Paolis, più dei transfughi della mia lista, per i quali mi sono già assunto ogni responsabilità, nella famigerata notte nella villetta di San Gordiano, hanno gettato le basi per la più rovinosa sconfitta del centrosinistra cittadino degli ultimi cinquant’anni».
Poi, il ‘‘tavolo zoppo’’ per la scelta del sindaco, con l’esclusione della sua lista civica: «Tutti errori oggi pagati a caro prezzo. Da uomo di centrosinistra sono comunque dispiaciuto per la sconfitta. Ma da qui bisogna ripartire, con la costituzione del Partito Democratico, serve un ricambio profondo. Non ho bisogno della politica per vivere, ma sono pronto a riprendere la mia ttività politica nell’interesse del centrosinistra e della città: da domani l’associazione Il Futuro è di chi cambia riprenderà la propria attività, dopo il silenzio imposto dalla elezioni. Abbiamo ancora una nostra forza su cui contare». Le parole di Saladini hanno suscitato inevitabile reazioni: «Dopo cinquant’anni di attività - afferma Umberto Urbani, Ds - posso affermare con sicurezza che Saladini di sinistra ha poco o forse niente. Le persone da lui nominate con odio e rancore dovevano essere premiate con una medaglia d’oro per averci liberato da una amministrazione che mirava solo a dare poltrone. L’opposizione ha fatto il suo dovere, perché, caro Saladini, erano i cittadini di Civitavecchia che avevano dato a lei tanta fiducia e si sentivano incatenati dalle catene che lei gli aveva messo con la sua inesperienza politico amministrativa. Lei è stato un debole a cedere a tanti ricatti, a chi tutti i giorni le passava il compito da svolgere».
La resa dei conti, ormai è inevitabile: nei Ds, in cui il segretario Sebastiano Petrarolo ha preannunciato le proprie dimissioni e dove fra l’altro ora la componente Mussi dovrà anche decidere, in funzione delle scelte nazionali, se rimanere all’ombra della Quercia, e nella Margherita dove il salasso elettorale è stato più evidente, con il partito di fatto svuotato di due terzi dei voti di appena un anno fa.