CIVITAVECCHIA - «Per noi il caso è chiuso». Il dirigente del commissario di Polizia, Luigi Frisina, non usa mezzi termini: in poche ore gli inquirenti sono riusciti a risolvere il giallo della morte di Mara Goffredo, la 60enne deceduta per arresto cardiocircolatorio all’ospedale San Paolo, nella notte tra domenica e lunedì. Ad ucciderla il compagno, Carlo Babacci, in carcere con la pesante accusa di omicidio volontario. «Dopo neanche 5 ore abbiamo risolto il caso, con una bella operazione di polizia giudiziaria. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere - ha aggiunto il dottor Frisina - ha accolto in pieno il nostro impianto accusatorio, fondato su prove inconfutabili». Ma c’è di più: a conferma di ciò, infatti, è arrivata anche l’importante testimonianza del fratello di Babacci, militare in carriera, «che ha denunciato - ha spiegato il dottor Frisina - l’indole violenta dell’uomo: ci ha raccontato che picchiava spesso anche la madre».  I vicini parlano di una morte annunciata, ma nessuno a quanto pare avrebbe mai denunciato nulla. «Mara era una donna provata psicologicamente e fisicamente da una storia fatta di pestaggi, insulti e violenza casalinga reiterata dal marito per motivi di soldi e altro - ha aggiunto il dirigente Frisina - al di là del fatto di sangue, infatti, ci troviamo di fronte ad una storia umana di degrado, di povertà di sentimenti, con i due seguiti entrambi dal centro di igiene mentale. Lei era innamorata, davvero: fino a tre ore prima della morte ha sempre negato di essere stata picchiata da Babacci». Un caso chiuso: rimane l’appartamento dove si è consumato l’omicidio, a largo delle Cascine 17, posto sotto sequestro. «Qui - ha però chiarito il dirigente - non abbiamo trovato alcuna traccia di uso di armi improprie». Adesso non rimane che attendere i risultati dell’esame autoptico eseguito dal medico legale Stefano Moriani dell’Università La Sapienza di Roma: risultati che dovrebbero arrivare a giorni e potrebbero, a questo punto, dire l’ultima parola sulle contusioni riportate dalla donna e spiegare se quella fatale , sia compatibile o meno con i calci e i pugni con cui, secondo gli inquirenti, sarebbe stata colpita dal compagno.