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TUSCANIA – Il Gruppo Archeologico Città di Tuscania ha da poco compiuto i suoi primi sei anni di vita, ma la lunga tradizione del volontariato in ambito archeologico e culturale a Tuscania è attiva almeno fin dagli inizi degli anni Sessanta, ponendo l’associazione che ne è ideale erede quale vero e proprio punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio archeologico, storico ed artistico locale e regionale. Un ruolo che il Gruppo ha intenzione di assumersi ancora nel prossimo futuro e al quale non intende abdicare, promuovendo progetti, iniziative ed eventi che possano contribuire a preservare e tutelare il complesso di beni culturali, storici, archeologici, paesaggistici, che costituiscono un valore assoluto per Tuscania e per il suo territorio. Per questo motivo Alessandro Tizi, direttore del Gruppo Archeologico e consigliere nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia, ha presentato un documento progettuale di grande rilevanza per definire la posizione dell’associazione nei confronti dell’attuale sistema di sviluppo del patrimonio culturale tuscanese e nei confronti delle tematiche più attuali che coinvolgono la comunità. «Il mio intervento vuole costituire un punto di partenza per le prossime strategie di sviluppo nella gestione, nella valorizzazione e nella promozione del patrimonio culturale di Tuscania, alla luce di quanto in questi anni è stato portato a compimento o è stato avviato dalla nostra associazione, grazie alla costanza e alla capacità dimostrata dai nostri volontari. Un fondamentale apporto di umanità, pervicacia e volontà di donarsi alla comunità che ha, di fatto, reso Tuscania un modello per molte altre realtà del territorio. Fin dall’inizio del mio impegno quale direttore dell’associazione e quale archeologo impegnato nella tutela, nella salvaguardia e nella valorizzazione dei beni culturali tuscanesi e dei comuni della Tuscia, ho fatto dell’archeologia pubblica, partecipata e inclusiva la mia stella polare, in quanto sono convinto della necessità di operare un cambio sostanziale di rotta nell’approccio tradizionale a questo settore, che io considero strategico per la nostra città e per l’intera Tuscia. L’archeologia pubblica offre, e lo dimostra quanto negli anni la nostra associazione ha prodotto per Tuscania e per la cittadinanza tuscanese, nuove prospettive di sviluppo sostenibile, culturale ma anche economico, che possano costituire il vero motore per un territorio che sarà costretto ad affrontare sfide notevolmente complesse alla luce dei processi di trasformazione attivi. Oggi - aggiunge il direttore -dobbiamo affrontare seriamente la scelta di puntare sulla trasformazione di Tuscania in centro guida della cultura e del turismo sostenibile, basato su un uso corretto del territorio e su una relazione forte tra agricoltura, servizi turistici ed eventi culturali, che è al momento un punto di forza per il nostro territorio. Ma tutto ciò è del tutto impossibile in assenza di una chiara politica culturale, che sappia governare questi processi di transizione e che possa guidare la comunità verso sfide irrinunciabili senza le quali saremo costretti a rinunciare allo sviluppo della nostra città, ad oggi del tutto inesistente. La politica culturale che ho in mente e che abbiamo in mente come Gruppo Archeologico Città di Tuscania è espressa nel Piano Strategico per l’Archeologia di Tuscania, che nel corso di quest’anno raggiungerà il suo primo traguardo (2021-2023). Un progetto denso, di grande lungimiranza, iniziato sotto auspici diversi ma che oggi è divenuto un vero e proprio libro bianco, fatto di esperienze, capacità e professionalità che non può e non deve essere ignorato. Gli obiettivi sono chiari e rappresentano, a mio parere, dei punti cardine per lo sviluppo culturale e turistico del nostro territorio, in cui la sinergia tra gli enti pubblici deve divenire il fattore decisivo, e dove il ruolo dei cittadini deve essere valorizzato e promosso, senza ostacoli. Per questo penso ad una cabina di regia istituzionale che possa guidare il vasto progetto di recupero e gestione del patrimonio archeologico, storico e monumentale, attraverso la stesura e la sottoscrizione di un patto di sviluppo che comprenda un’ampia partecipazione pubblica della comunità, specie a Tuscania dove l’attivismo dei cittadini nel campo dei beni culturali è sempre stato intenso. Il campo di certo più spinoso è quello delle risorse, ma gli investimenti in cultura rappresentano un volano per l’economica, perché è statisticamente certificato come siano in grado di generare almeno cinque volte il loro valore in termini di ricadute economiche ed occupazionali. Si ha la possibilità, qualora vi sia la volontà di perseguire questa strada, di utilizzare i fondi della Strategia Nazionale Aree Interne o del PNRR, che presenta buone linee di finanziamento, sebbene in un quadro non troppo promettente per il settore dei beni culturali. Un ruolo centrale deve essere assunto dalla ricerca e dalle università. Il futuro, infatti, si costruisce solo se si conosce il passato nelle sue minime particolarità. Uno sviluppo storico così complesso e una stratificazione di fasi e contesti archeologici rende ineludibile una rilevante presenza di ricercatori che possano costruire le fondamenta per lo sviluppo di progetti di valorizzazione e di conoscenza pubblica, a partire dalle giovani generazioni e dalle scuole del territorio. I giovani sono il futuro delle nostre comunità, sempre più spopolate e anziane, e sono il termometro della nostra consapevolezza sulla tutela e sul ruolo pubblico del patrimonio culturale. Si riparta dalle scuole per favorire forme di riappropriazione ideale del patrimonio archeologico, storico ed artistico.
Uno sforzo particolare, in questo momento così complesso per il territorio della Maremma interna, deve essere proteso verso la tutela e la salvaguardia del paesaggio agricolo tradizionale, vera miniera di preziose relazioni tra storia, saperi agricoli e produzioni di eccellenza. Un contesto unico nel suo genere che sta scomparendo sotto i nostri occhi, per opera di una transizione energetica che è sì fondamentale ma che non può colpire unicamente il nostro territorio. Non possiamo permettere che scompaia il nostro paesaggio e con esso la possibilità di renderlo il nostro punto di forza turistico».
«Per questo motivo - spiega Tizi - io sono, e credo di interpretare la posizione dell’Associazione, pienamente favorevole alla proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico presentata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale per la tutela e il vincolo dell’intero corso del fiume Arrone. Un territorio vasto che finalmente verrà protetto da continue minacce di distruzione e che deve essere interpretato non come un punto di arrivo per la tutela ma come un punto di partenza per la sua valorizzazione. Dobbiamo consapevolmente assumere una visione omnicomprensiva dei problemi che affliggono il nostro territorio e progettare e adottare soluzioni integrate, sostenibili, inclusive e partecipate, perseguendo quegli obiettivi di sviluppo sostenibile che le Nazioni Unite hanno identificato nell’Agenda Onu 2030. Noi non possiamo eludere queste trasformazioni o rischiamo di venirne travolti». «Sono certo - conclude - che la nostra comunità saprà assumere le decisioni migliori e che la nostra associazione farà la sua parte, come ha sempre fatto, per orientare Tuscania verso un futuro migliore».