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CERVETERI - Dare voce a tutte quelle persone che hanno deciso di sottoporsi alla vaccinazione anti covid e che da questa hanno ottenuto effetti avversi, anche gravi, a volte letali. Nasce con questo spirito il documentario "Invisibili" che sarà proiettato domenica pomeriggio alle 16.30 nell'aula consiliare del Granarone, a Cerveteri dove è stato proiettato, per la prima volta lo scorso anno in occasione del festival del giornalismo indipendente. Da allora il lavoro che Playmastermovie ha deciso di offrire gratuitamente alla collettività, è stato dapprima condiviso sulle piattaforme online e poi proiettato in più di 200 eventi origanizzati "dal basso" in tutta Italia con un'amplissima partecipazione di pubblico e spesso code di gente rimasta fuori. «Segno - spiegano i promotori - che l'argomento delle reazioni avverse da vaccino covid19 è stato finalmente "sdoganato" e riscuote ora un grande interesse». «Hanno creduto in quello che è stato chiesto loro di fare, dallo Stato, dal mondo dell'informazione - spiega il produttore, Alessandro Amori - ma quando si sono ritrovati a fare i conti con le reazioni avverse si sono visti non presi in carico, in prima istanza dal loro medico di base. È venuto meno il rapporto medico - paziente. Non sono state riconosciute danneggiate. La diagnosi - prosegue ancora il produttore - il più delle volte si riduceva a semplice ansia o qualche problema psicologico». E "Invisibili" è il titolo anche della canzone che Antonella Bianchi, in arte Belen Thomas, ha scritto appositamente per questo documentario, con il cuore rivolto a due episodi che l'hanno toccata nel profondo: la morte di Runa, figlio della sua amica Doina, morto 14 giorni dopo la seconda dose; e la morte di Fabrizio Frosi, da tutti conosciuto a Cerveteri come Bricchio. «Dovevamo festeggiare il Capodanno insieme - ha raccontato Antonella Bianchi riferendosi a Doina e alla sua famiglia - e invece è arrivata la notizia che Runa era morto, dopo 14 giorni dalla seconda dose. Ed essendo trascorsi 14 giorni, non c'è correlazione. Il cuore del ragazzo è ancora nelle mani dei dottori. È morto per pericardite, miocardite». Ma Antonella come la sua amica e mamma di Runa, Doina (la cui testimonianza è presente anche all'interno del documentario) pone i riflettori anche su un altro grande tema: «Non tutte le mamme hanno il coraggio di lasciare il figlio ai dottori per farlo dissezionare (per l'autopsia, ndr). Per questo, nella canzone, dico che queste persone avevano un cuore, un nome. Andrebbero considerate». E poi c'è Fabrizio Frosi: «Quando mi ha chiamata e mi ha detto che aveva il covid e che gli avevano dato la tachipirina e di restare a casa io gli ho detto di prendere altro. Lui non mi ha dato retta. Ci ha rimesso la vita. Anche la mamma è molto arrabbiata per questo». Ed entrambe, la mamma di Runa e quella di Bricchio, saranno presenti alla proiezione di domenica al Granarone. Con loro anche Paolo Cassina il regista del documentario, il dottor Vanni Frajese, Alessandro Amori (produttore del documentario - Playmastermovie). A moderare l'evento Marco Polverari. Il tutto in collaborazione con il gruppo "Pianeta Verde" e al Comitato Ascoltami.
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