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Viterbo - Un silenzio totale, raro a scuola.
Con questo silenzio gli alunni di molte classi delle scuole di Viterbo erano solite ascoltare le lezioni di Francesco Morelli, testimone di alcuni fatti successi durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche il 17 gennaio scorso, Francesco Morelli era in sala Regia a raccontare agli alunni dell'Orioli e ai presenti la storia della nostra città e dei bombardamenti, ai quali lui aveva assistito in prima persona.
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"È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perchè esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo" scrisse Anna Frank nel suo Diario.
Nella macrostoria della Shoah (catastrofe), con l'esclusione ed espulsione degli Ebrei, la deportazione, la ghettizzazione e lo sterminio, ci sono anche microstorie vitebesi, vissute da Francesco Morelli.
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Sua cugina Rita Orlandi salvò un bambino di nome Silvano Di Porto, figlio di Letizia Anticoli e Angelo Di Porto. I genitori di Silvano, che abitavano in via della Verità e vendevano merceria in un negozietto e al mercato, furono arrestati il 2 dicembre 1943, poi deportati e uccisi. Il bambino si salvò grazie alla signora Rita, vicina di casa, che aveva allora 17 anni, che lo nascose e lo protesse per tanti anni. Fu affidato anche alla nonna, la "Sora Reale", e alla zia Giuditta. La nonna di Silvano, Reale, si salvò, perchè cadde dal camion che trasportava i deportati, fu creduta morta, invece era solo ferita e fu condotta all'ospedale e curata. Il male non è mai inevitabile. Si può scegliere di fare buone azioni nella vita: Rita Orlandi, tanti anni fa, scelse, col rischio di essere uccisa, di salvare un bambino di sei anni, nato nel 1937, vicino a porta della Verità. Proprio lì, ancora oggi, al numero civico 19, sono state poste tre pietre d'inciampo, e una targa per ricordare queste persone ebree uccise.
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La storia non si studia solo sui libri, ma è fatta di testimonianze dirette, di documenti, di emozioni e ricordi. Francesco Morelli li ha saputi trasmettere ai posteri, con la sua sensibilità e la sua volontà.
Quando passeremo in via della Verità, penseremo anche a lui. La sua storia e quella dei deportati viterbesi potrebbe essere la nostra. I muri si costruiscono anche nei cuori, a volte, ma tutti noi possiamo farli cadere. Grazie, Francesco, per averci aiutato a capire ciò che è accaduto.
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