TARQUINIA - Basta proroghe, subito la gara. La Corte di Giustizia europea conferma la sua precedente sentenza del 2016, in tema di concessioni demaniali. Si applica quindi la Bolkestein a condizione che la risorsa sia scarsa. Sottolineata pertanto l’importanza della circostanza che deve essere stabilita dallo Stato, e non dai giudici, con «criteri obiettivi e proporzionati”. Per cui il Governo adesso dovrà accelerare sulla mappatura ed emanare una legge di riforma organica nella materia.

«Nella sentenza di ieri - spiega Antonio Capacchione, avvocato presidente nazionale del sindacato italiano balneari - i giudici della Corte di Lussemburgo confermano quanto già chiarito nella loro precedente sentenza Promoimpresa del 14 luglio 2016. Il presupposto per l'applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo è "la scarsità di risorsa" e cioè l'impossibilità del rilascio di nuove concessioni. E' stato chiarito che "la scarsità" dev'essere valutata combinando un approccio generale con una valutazione caso per caso. Sotto questo aspetto la Corte smentisce il Consiglio di Stato che, con le note sentenze dell'Adunanza plenaria, si è arrogato un compito che spetta allo Stato e stabilendo la scarsità con criteri generali ed astratti, non effettuando un valutazione caso per caso. Questa valutazione costituisce una novità importante per la possibile soluzione che resta di esclusiva prerogativa del nostro Stato».

«Il Governo acceleri, - sottolinea Capacchioni - pertanto, nella ricognizione delle concessioni demaniali marittime vigenti per la verifica della "scarsità della risorsa" convochino con urgenza il tavolo istituito con la recente legge 14 del 24 febbraio scorso. Si emani nel più breve tempo possibile una nuova legge che superi le disposizioni emanate dal precedente Governo, effettuando un corretto bilanciamento fra l'esigenza di una maggiore concorrenza con la tutela dei diritti dei concessionari attualmente operanti. La politica non si abbandoni su questa delicata ed importante questione a polemiche demagogiche e strumentali. Si ricorda in proposito che dal 2009 i sette governi di diverso e opposto orientamento politico hanno tutti ripetutamente rinviato la scadenza delle concessioni vigenti con l'impegno ad una riforma da ciascuno promessa e da nessuno effettuata. Lo Stato non tradisca i balneari che hanno avuto l’unico torto di aver creduto nelle sue leggi. Si ricorda che gli attuali operatori hanno scelto questo lavoro e creato dal nulla aziende di valore e di successo confidando sulle leggi e sui provvedimenti del nostro Paese. Nessuno può essere privato dei suoi beni senza un giusto indennizzo. Si ricorda, in proposito, che il suolo è pubblico ma privata è l'azienda che ivi insiste. Riteniamo che sia interesse di tutti evitare di distruggere un settore efficiente e un modello di balneazione attrezzata di successo unico al mondo.

Sarebbe un colossale e imperdonabile errore storico ancor prima di una intollerabile ingiustizia nei confronti delle decine di migliaia di famiglie che perderebbero il lavoro e il frutto del loro lavoro».

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