Man mano che la pista ciclabile sul territorio di Viterbo avanza si pongono nuove domande sul tracciato e sugli impatti che avranno sulla circolazione una volta che la ciclovia sarà terminata, collaudata e, quindi, di uso ordinario. Sulla pagina facebook “Viterbo Centro Storico e Mobilità Urbana”, nelle scorse ore, è apparsa una foto quantomeno emblematica di un ciclista che, a pochi centimetri dalla pista ciclabile, pedala invece sul bordo adiacente della carreggiata. Sempre sulla stessa pagina viene immortalata la pista ciclabile “a tappe” che parte dall’inizio di via Tedeschi, che è di percorrenza esclusiva di taxi e mezzi autorizzati ma, da sempre, è la scorciatoia abusiva per passare contromano verso Porta Romana evitando il semaforo di via Sabotino o di fare il giro da via Vicenza.

Su via Tedeschi la pista ciclabile batte ogni record: inizia nella parte alta della via, si interrompe poco prima di un passo carrabile sulla sinistra, riprende subito dopo e per pochi metri, si interrompe di nuovo e poi arriva fino al termine della via ricongiungendosi con via di S. Maria in Gradi. Il dibattito tra gli utenti del social è sul perché di tale tracciato che difficilmente sarà utilizzato dai ciclisti e che, in soldoni, è una strisciata di vernice più che una ciclovia.

Il parere della maggior parte dei viterbesi è che il tracciato, sempre più improbabile in certi punti, più che adattarsi alla morfologia altimetrica e longitudinale, sia così lungo e diffuso nell’ottica di aumentare il chilometraggio della pista ciclabile per avere i relativi fondi Pnrr.

C’è anche chi ipotizza che “l’obiettivo da raggiungere sia la spesa di fondi Pnrr più alta possibile perché, non lo dico io ma lo dice la legge, maggiore è la spesa appaltata, maggiori sono gli “gli incentivi che le stazioni appaltanti possono attribuire ai propri dipendenti, per compensare le complesse attività connesse alla realizzazione delle procedure di appalto”. La discontinuità del tracciato della pista ciclabile è macroscopico anche al quartiere Pilastro su via Volta in cui, per impossibilità di renderlo continuativo, si è optato per la soluzione, prevista dalla legge, del tratto non tracciabile imposto col limite di velocità a 30 km all’ora con il disegno della bicicletta a fare da giustificante alla velocità ridotta. Al Pilastro, così come in via della Pila e in tanti altri punti del tracciato, è diventata una routine parcheggiare le auto sulla ciclovia specie nei tratti in cui insistono le attività commerciali. Le foto dimostrano come sia già difficile il transito delle biciclette nei punti discontinui della ciclovia e, praticamente impossibile, per le auto che sostano, con cadenza periodica ma tutto il giorno, facendo intralcio alla ciclabilità.

Di interrogativi aperti ce ne sono tanti: quando ci sarà il collaudo della pista ciclabile potrà non tenersi conto di queste anomalie? Il potenziale sotto-utilizzo della ciclovia per l’andamento morfologico sali-scendi di Viterbo è stato tenuto in debita considerazione in sede di progettazione Pnrr per un’alternativa del tracciato della pista ciclabile? Se, per un motivo qualsiasi, tali presunte anomalie venissero confermate, cosa succederebbe? I fondi Pnrr sono per lo più un prestito sul risultato.