CIVITAVECCHIA – C’è una notizia che scalda il cuore di ogni vero civitavecchiese, una storia che lega la nostra città portuale a un destino millenario.

Dopo ottant’anni di misteriosa assenza e un viaggio di ottomila chilometri, dall’altra parte del mondo, un pezzo della nostra storia più antica sta per varcare di nuovo il Molo del Lazzaretto, di ritorno da una lontana città statunitense.

Parliamo della stele funeraria di Sextus Congenius Verus, nostro concittadino vissuto nel II secolo d.C. e arruolato nella marina della flotta imperiale. Sextus era un marinaio di Centocelle, uno dei tanti coraggiosi che hanno solcato il Mediterraneo, partendo proprio dal porto che, da duemila anni, rimane il cuore pulsante di Civitavecchia.

IL MARINAIO E IL MISTERO DI NEW ORLEANS L’iscrizione latina ritrovata narra una vita di servizio e dedizione: ben 22 anni passati a bordo della trireme Asclepius, prima di morire a 42 anni. Un vero uomo di mare, un nostro uomo di mare. Questa preziosa lastra, per decenni ritenuta irrimediabilmente persa, era parte della collezione del Museo Archeologico di Civitavecchia, bombardato nella Seconda Guerra Mondiale. Un lutto per la città, una ferita che si è portata via anche i resti materiali di antenati come Sextus. E invece no. La stele è riemersa, quasi per un colpo di scena del destino, in un anonimo giardino di New Orleans, in Cambronne Street. A riscoprirla, sotto la vegetazione, sono stati un’antropologa della Tulane University, Daniela Santoro, e suo marito. Un ritrovamento casuale, che però ha acceso un faro sulla nostra storia.

DA CIVITAVECCHIA ALL’FBI Il tassello mancante è stato trovato grazie a un meticoloso lavoro di confronto tra le foto della lastra e i vecchi inventari del nostro Museo civico. La descrizione combaciava: era lei, la stele perduta del marinaio di Centumcellae. Da quel momento, è scattata un’indagine che ha scomodato perfino l’Art Crime Team dell’FBI, l’agenzia statunitense specializzata nel recupero di beni culturali. Il manufatto è stato sottratto probabilmente nel caos del dopoguerra, forse portato via come souvenir da un soldato o venduto da qualche antiquario senza scrupoli, in un’epoca in cui il traffico di reperti non aveva ancora regole ferree. Il viaggio esatto della stele attraverso l’Oceano resta un mistero, ma l’importante è il finale.

IL RITORNO A CASA Oggi, dopo duemila anni di storia e un’avventura che farebbe invidia ai più grandi esploratori, la lapide di Sexius Congenius è in procinto di fare l’ultima traversata: quella che la riporterà nel suo porto, a Civitavecchia. Il nostro Museo Archeologico, ricostruito con fatica e tenacia negli anni Settanta, si prepara ad accogliere di nuovo la memoria di un concittadino, il marinaio di Centumcellae, un figlio della nostra terra che è stato lontano troppo a lungo. È una straordinaria vittoria del legame indissolubile che ci unisce al passato. Ogni civitavecchiese dovrebbe sentirsi orgoglioso: la memoria di un antenato sta tornando a casa.