di CARLO CANNA
CIVITAVECCHIA - Il silenzio di una fredda e apparentemente anonima serata invernale si scalda improvvisamente sulle note di una dolce melodia natalizia eseguita da un complesso dotato di coro e qualche strumento: è la “Notte delle Pastorelle”, quella tra il 23 e il 24 dicembre, e non potrebbe essere diversamente. Un vecchio detto locale recita “chi non sa cos’è la “Pastorella” a Civitavecchia, non è civitavecchiese”. In effetti si tratta della prima manifestazione popolare ad essere stata reintrodotta in città dopo gli ingenti danni del secondo conflitto mondiale e ad oggi la “Pastorella” può essere considerata come la più importante tradizione musicale civitavecchiese. La storia della “Pastorella” a Civitavecchia si inserisce in realtà all’interno di una ben più ampia e variegata tradizione musicale popolare locale legata alla celebrazione del Natale.
I “Canti dei pastori” e non solo. L’usanza di allietare il Natale con il suono di antichi motivi pastorali è diffusa un po’ovunque in Italia, soprattutto nel Lazio. Come non ricordare i versi del Belli, un ammiratore degli zampognari o, viceversa, i commenti malevoli di Stendhal, che li detestava, entrambe colpiti dai quei suonatori di cornamusa che vestiti con pelli di montone giungevano a Roma dall’Abruzzo e dalla Ciociaria e si trattenevano nella Città eterna per tutto il periodo della novena di Natale. A Civitavecchia, sappiamo che l’usanza di eseguire i “Canti dei pastori” era ben radicata e, sul finire dell’Ottocento, si esibivano abitualmente due “biferari” (il termine “bifera” significa “piffero”) che scendevano dalla zona di Terni e si fermavano a suonare davanti alle numerose immagini sacre nelle strade dell’antica città. Sappiamo pure che nella prima metà del Novecento vi erano i cosiddetti “paranzellari” (pescatori di origine napoletana che navigavano sopra le paranze) che facevano da contrappunto alle musiche pastorali cantando nenie tipiche della loro terra d’origine. “Biferari” e “paranzellari” sono scomparsi, ma a Civitavecchia esiste ancora un’altra antica tradizione musicale popolare natalizia che è quella della “Pastorella”, termine con cui si identifica non solo una categoria di canto ben distinta da quella dei “Canti dei pastori”, ma anche la stessa formazione musicale che nella notte dell’antivigilia, ogni anno, gira per la città diffondendo canti natalizi.
La “Pastorella”. Il repertorio della “Pastorella” era originariamente limitato alla celeberrima “Tu scendi dalle stelle” e a qualche altro motivo popolare più antico, ma verso la metà dell’Ottocento si affermò una nenia prettamente civitavecchiese, di autore anonimo, intitolata “La notte di Natale”. L’antico canto, all’epoca molto noto, venne persino parodiato a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento ricorrendo a versi che alludevano all’acceso dibattito sulla Questione Romana nell’Italia post-unitaria. A questi primi brani natalizi, in seguito se ne sono aggiunti altri come “Bianco Natale”, “Astro del ciel” o “Jingle Bells”, solo per citarne alcuni, resi popolari dai film hollywoodiani e dai grandi musical italiani. Più recentemente nel repertorio sono confluiti anche brani composti dagli stessi “pastorellari”, in veste dunque non solo di cantori e musicisti, ma anche di autori. Agli inizi del secolo scorso la “Pastorella” era eseguita da due complessi che facevano capo all’osteria di “Gallinella”, in Seconda Strada, e al “caffè di Cesarone”, al “Ghetto”. Interrotta nel ’43 a causa dei ripetuti bombardamenti che costrinsero i civitavecchiesi ad un abbandono in massa, l’antica tradizione musicale tornò ad affermarsi pienamente per le strade della città nel ’46, grazie ad un complesso chiamato “La Tradizionale”, fondato da Mario Bartolozzi ed altri appassionati. Dopo la seconda guerra mondiale, cambiò la composizione ordinaria degli strumenti tradizionali formata da pifferi, flauti, armoniche, violini, chitarre, mandolini, triangoli, cembali e tamburelli: alcuni di questi caddero in disuso, mentre altri, si imposero sull’onda della nascita della musica jazz (clarinetti, sassofoni, trombe, ecc.). A partire dagli anni Ottanta si assiste alla nascita di veri e propri complessi vocali che si esibiscono accompagnati dal suono delle chitarre e di altri strumenti. Oggi, la Pastorella di Civitavecchia conta circa una ventina di gruppi di varie età, tra strumentali e vocali, che la notte tra il 23 e il 24 dicembre percorrono le strade della città, mantenendo così viva un’antica tradizione che è riuscita a sopravvivere fino ai nostri giorni restituendoci il fascino senza tempo di quelle magiche atmosfere che, ieri come oggi, ci ricordano che il Natale è alle porte.
Per ulteriori approfondimenti si veda “Sei storie per una Pastorella”, Civitavecchia (2010) di Carlo De Paolis