Don Ivan Leto*

Oggi, Solennità del Corpus Domini, la liturgia ci fa meditare sul brano evangelico di Lc 9,11b-17. Luca narra la moltiplicazione dei pani. Questo episodio si svolge in due luoghi distinti: a Betsaida, città molto popolata, e in un luogo deserto, senza identificazione. Gesù vuole concludere la sua missione in Galilea con un atto reale e, al tempo stesso, simbolico: riunirsi con i discepoli e con la folla e condividere il pane da lui stesso moltiplicato. Gesù non vuole congedare la gente perché ognuno si trovi da mangiare, ma non vuole nemmeno che i discepoli vadano a cercare provviste per tutti. Con l’espressione “voi stessi date loro da mangiare” Gesù vuole mettere alla prova la fede dei discepoli. Questi, tuttavia, non colgono l’intenzione del Maestro. Il fatto che ci fossero cinquemila uomini e che Gesù abbia ordinato di farli sedere a gruppi di cinquanta fa pensare a Esodo 18,21 dove si legge dell’istituzione dei giudici del popolo da parte di Mosè. Il simbolismo numerico continua con i cinque pani e due pesci (Esodo 16,13-16) e dopo con le dodici ceste di avanzi (i dodici apostoli). È evidente l’allusione all’ultima cena: “prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro” (22,19) e all’apparizione ai discepoli di Emmaus: “prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzo e lo diede loro” (24,30). Il prodigio è evidente. Il miracolo del pane che alimenta la folla si trasforma nell’immagine della comunità che si riunisce intorno al Cristo presente nella Cena. Di qui capiamo che la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo è di vitale importanza per la Chiesa chiamata ad essere cibo, chiamata ad essere pane fragrante. Riscoprire la centralità dell’Eucarestia, soprattutto in questo tempo di grande fame, ci porterebbe a considerare nuovamente i nostri reali bisogni.

*Don Ivan Leto,


parroco di San Gordiano


Diocesi Civitavecchia - Tarquinia