Novanta giorni. Sono quelli entro i quali il giudice Eleonora Calevi depositerà le motivazioni della sentenza di primo grado che, venerdì mattina, ha condannato tutti e tre gli imputati per omicidio colposo, chiamati a rispondere della morte sul campo da calcio di Flavio Gagliardini, avvenuta nel 2015 sul campo del Dlf, durante una seduta di allenamento della squadra Csl.


Una sentenza accolta con soddisfazione, pur nella tragicità della situazione, dai familiari di Flavio che hanno viste riconosciute le motivazioni che li hanno spinti, a seguito della morte del ragazzo, ad accertare le presunte responsabilità. E così il giudice non solo ha condannato i tre imputati, ma ha inflitto una pena superiore rispetto a quella richiesta dell’accusa.


Due anni quindi per il medico sportivo Gianfranco Iacomelli per il quale era stata avanzata richiesta di un anno e mezzo, un anno ed otto mesi contro l’anno e mezzo richiesto per il cardiologo Marco Di Gennaro e per il presidente della Csl Vitaliano Villotti, per il quale la Procura aveva chiesto l’assoluzione.


«Oggi per me è la giornata più brutta della mia vita dopo la morte di mia madre e quella di mio padre». Queste le aprole che Villotti ha affidato ieri ai social. «Sono il primo ad essere felice per la giustizia per Flavio, un amico, un dipendente, un giocatore, persona squisita ed un grande professionista - ha spiegato - sono contento per tutta la famiglia Gagliardini, per la moglie Venere e per il piccolo Flavio, ma mi rammarica molto che una persona che ha amato questo sport e che ha dato più di quello che poteva per far giocare e divertire tanti ragazzi, è stata condannata al pari dei medici, professionisti che pagati per svolgere il proprio lavoro e tutelare la vita di molti ragazzi ed atleti e di chi spende passione e tempo libero per permettere tutto questo, ti vedi condannato per omicidio colposo ad un anno e otto mesi, per che cosa? Per avere mandato gli atleti a visita per tutelarli?». Uno sfogo amaro, «ma proprio non ci sto ad essere il colpevole di una giustizia approssimativa come questa - ha concluso Villotti - che fa di tutta un’erba un fascio».


Parole di vicinanza, nei confronti di Villotti, sono arrivate anche dagli stessi familiari di Flavio Gagliardini, che contro di lui non si erano neanche costituti nel corso del procedimento penale, proprio volendone distinguere la posizione rispetto a quella dei medici.


Per tutti gli imputati quindi sarà importante la lettura delle motivazioni per poter poi ricorrere in Appello, decisione scontata come fatto intendere dagli avvocati difensori al termine dell’udienza, nonostante la prescrizione sia dietro l’angolo.


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